Nello scontro con le ong sul tema dei migranti, Matteo Salvini sembra al momento isolato. Se si esclude la maggioranza degli elettori italiani che lo hanno votato, politicamente e mediaticamente il Ministro dell’Interno risulta accerchiato. Da una parte ci sono gli umanitari di Mediterranea, Sea Watch e Sea Eye che strepitano contro la presunta violazione dei diritti umani e minacciano (come nel caso di Carola Rackete) azioni legali contro il leader leghista e il governo italiano. Dall’altra ci sono gli alleati nell’esecutivo gialloverde, il M5S, che parlano di soluzione internazionale al problema profughi e mandano allo scontro con il capitano il Ministro della Difesa Elisabetta Trenta.

A rompere l’accerchiamento ci pensa però Nicola De Felice, ammiraglio della Marina militare italiana, per la precisione, come si qualifica lui stesso, Ufficiale di Stato Maggiore con 45 anni di servizio. Ebbene, l’ammiraglio De Felice si schiera senza esitazioni con Salvini che, secondo lui, avrebbe “stramaledettamente ragione”.

L’intervista dell’ammiraglio De Felice a Tgcom24: ‘Basta con le bugie delle Ong’

“Il Ministro dell’Interno, onorevole Matteo Salvini, non ha ragione, ha stramaledettamente ragione”. Hanno lo stesso effetto di un siluro sparato da una nave da guerra le parole pronunciate dall’ammiraglio Nicola De Felice di fronte ai microfoni di Tgcom24. “E non è solo - prosegue poi il militare riferendosi al Ministro - perché c’è un popolo dietro di lui, il popolo del buonsenso, il popolo che non ha colore politico, che lo segue e condivide le sue iniziative”.

L’ammiraglio si dice convinto che bisogna “smetterla di credere a questi falsi aiuti umanitari da parte delle navi Ong. Loro, queste navi - spiega - sono il responsabile del cosiddetto fenomeno di ‘attrazione’ che i vari schiavisti, i mercanti di esseri umani, attuano perché sono dei pirati e hanno ben chiari i movimenti e le rotte delle navi delle Ong”.

Nicola De Felice: ‘Solidarietà alla GdF, Tunisia porto sicuro’

Nicola De Felice è un fiume in piena contro le Ong ma, modestamente, ci tiene a descriversi come un militare, non certo come un giurista o un politico. Però, si infervora, “quando si ha a che fare, o si prendono iniziative giudiziarie, o politiche, verso le leggi dello Stato italiano e delle norme internazionali ratificate dal parlamento italiano, allora bisogna muoversi con cautela.

Perché dobbiamo conoscere anche le conseguenze sociali, politiche, diplomatiche che ne derivano”. Il suo è un avvertimento chiaro alle Ong, le quali hanno anche osato mettere “in discussione le competenze delle forze dell’ordine, come ad esempio della Guardia di Finanza, nei confronti della quale da più parti è stata rinnovata la solidarietà da parte di molti giuristi e dalla stessa Cassazione che ha riconosciuto già da tempo alle loro imbarcazioni lo status di nave da guerra”. Parlando dei cosiddetti “porti sicuri” poi, l’ammiraglio cita il caso della Tunisia, “un Paese civilissimo che io ho conosciuto avendo lavorato lì per tre anni come addetto militare, che ha dei porti bellissimi, sicurissimi, ahimè anche più sicuri di quelli siciliani a volte”.

De Felice cita i nomi di alcuni noti porti tunisini “che ricevono navi da crociera. È giusto - conclude quindi la sua intervista - andare a salvare la gente in mare, ma è anche vero che bisogna rispettare i sacri doveri delle leggi che individuano la sovranità di uno Stato, in questo caso di quello italiano”.