La puntata di Quarta Repubblica andata in onda lunedì 15 luglio, si apre con uno scoop destinato a far discutere. Il tema al centro dell’inchiesta del programma di Rete 4, condotto da Nicola porro, è quello dei migranti che attraversano il Mediterraneo e degli scafisti libici che li ‘aiutano’ nella traversata. Sotto accusa finiscono nuovamente le ong, visto che la giornalista autrice del pezzo riesce a mettersi in contatto con un presunto scafista libico di nome Lokman Zwari il quale, attraverso i suoi profili social privati, dimostra come, secondo lui, la sua organizzazione abbia contatti diretti con imbarcazioni umanitarie di Ong come Sea Watch e Open Arms.
Certo, le dichiarazioni del trafficante di uomini sono tutte da verificare. Ma a supporto della sua tesi ci sono anche le testimonianze di alcuni ‘passeggeri’ dei barconi degli scafisti, rassicurati a più riprese sui contatti diretti con le Ong, pronte a salvarli in mare.
Il servizio di Quarta Repubblica, Porro: ‘Ci stavamo lavorando da mesi’
È un Nicola Porro su di giri quello che apre la puntata di Quarta Repubblica mostrando le dichiarazioni rilasciate la settimana scorsa proprio lì, nel suo studio, da Matteo Salvini. Il leader della Lega, in quella occasione, si era lasciato sfuggire alcune frasi sibilline su una possibile inchiesta della magistratura sui presunti rapporti tra scafisti e Ong.
“Ci sarebbero anche delle telefonate”, aveva aggiunto Salvini. Porro è raggiante (“ci stavamo lavorando da mesi”) perché la sua inviata Lodovica Bulian avrebbe aggiunto un tassello alla denuncia salviniana. Il servizio si apre con le immagini di alcuni gruppi di migranti che, a bordo di barconi più o meno stabili, esultano perché il viaggio verso l’Italia è andato bene.
Vengono mostrati con orgoglio anche i telefoni satellitari e tutti gli altri strumenti necessari per un viaggio ‘sicuro’ nel Mediterraneo. Peccato che si tratti di una sorta di pubblicità girata su ordine degli scafisti libici.
Un migrante accusa: ‘Scafista lavora con la Sea Watch’
I video dei migranti felici mostrati da Porro, infatti, sono tutti tratti dal gruppo Facebook privato di un trafficante di uomini della città libica di Zuara, un uomo che si fa chiamare Lokman Zwari che, in questo modo, sottolinea la giornalista, “sponsorizza i suoi viaggi verso l’Italia”.
A confermare questi sospetti c’è la testimonianza di un giovane migrante sbarcato da poco a Lampedusa che racconta tutti i particolari del suo viaggio, dai soldi pagati all’itinerario percorso, dai rapporti illeciti tra la mafia libica e la polizia ai presunti contatti tra scafisti e Ong. “Mi ha detto che era in contatto con molte navi di salvataggio nel Mediterraneo - conferma il ragazzo - Sea Watch e molte altre di cui non ricordo il nome. Poi con il gps ci ha fatto vedere dove si trovano le navi. Lui lavora con la Sea Watch. Sul suo telefono ci ha fatto vedere almeno quattro o cinque numeri di navi di salvataggio”.
Parla Lokman: ‘Sono in contatto con Sea Watch e Open Arms’
Ma i colpi di scena non sono finiti perché, analizzando a fondo le diverse pagine Facebook collegate a quella del trafficante, gli autori dello scoop scoprono che lo scafista ‘segue’ tutte quelle delle Ong, “da Open arms a Mediterranea, fino alla nave Iuventa, Medici Senza Frontiere e Sea Watch”, anche se non poteva mancare nemmeno il profilo di Matteo Salvini.
Il suo scopo è quello di tenere sotto controllo gli spostamenti delle Ong, quotidianamente comunicati sui social. Gli inviati di Porro, con l’aiuto di un collaboratore nordafricano che si finge un aspirante migrante, riescono persino a mettersi in contatto telefonico con Lokman il quale, dopo aver preso qualche precauzione spostando la conversazione su Whatsapp, dichiara apertamente di essere una “persona seria e professionale” e di essere “in contatto” con le navi di Ong come Sea Watch e Open Arms e di voler portare il suo carico di migranti “nella loro direzione”. “Gli dico dove siete e poi torno indietro”, aggiunge lo scafista che, a dimostrazione di quanto afferma, invia al sedicente migrante “foto e contatti”.