Anche se non ancora in maniera ufficiale, pare che possa cadere il veto posto dal Pd sul nome di Giuseppe Conte come nuovo Presidente del Consiglio del possibile Governo giallorosso. Ad aprire un significativo spiraglio nella trattativa con il M5S ci hanno pensato i due capigruppo Dem, rispettivamente al Senato e alla Camera: Andrea Marcucci e Graziano Delrio. I due esponenti di peso del Nazareno (il primo renziano della prima ora, il secondo battitore libero) hanno negato decisamente l’esistenza del suddetto veto, uscendo dalla riunione decisiva convocata dal segretario Nicola Zingaretti.

Lo stesso numero uno del Pd, dopo aver più volte ribadito la necessità di evitare un Conte bis, nel giro di poche ore si era già dimostrato più possibilista, lanciando messaggi di apertura ai pentastellati. La svolta arriva alla vigilia delle nuove consultazioni fissate dal Presidente della Repubblica.

Le dichiarazioni di Marcucci e Delrio, che non chiudono a Giuseppe Conte

Il cambio di rotta del Pd sul nome di Giuseppe Conte confermato a Palazzo Chigi arriva nel primo pomeriggio di lunedì 26 agosto. Giusto in tempo per tendere la mano al M5S, visto che il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ha fissato la scadenza irrevocabile per portare a buon fine una trattativa che consegni all’Italia un nuovo Governo: giallorosso e non più gialloverde.

La prima apertura arriva dal presidente del gruppo Pd al Senato, Andrea Marcucci, al termine della riunione dei vertici Dem convocata in fretta e furia da Zingaretti. “Non ci sono veti, vogliamo parlare di contenuti”, risponde Marcucci al folto gruppo di giornalisti che lo circonda di fronte alla sede del Nazareno e che gli chiede conto della posizione del suo partito sull'eventuale conferma di Conte a Palazzo Chigi.

“Non si lavora con veti e ultimatum”, gli fa immediatamente eco il collega di Montecitorio Graziano Delrio.

Zingaretti avrebbe cambiato idea su Conte

Insomma il veto del Pd su Giuseppe Conte sarebbe caduto. E le parole del duo Marcucci-Delrio rappresentano solo un altro scalino del cammino in salita intrapreso negli ultimi giorni dai Dem.

Dimostrazione plastica di questa Via Crucis, che vale diverse poltrone di Governo, è il mezzo dietrofront del Segretario Zingaretti proprio sul nome di Conte confermato alla Presidenza del Consiglio. “Discontinuità vuol dire che ovviamente non vogliamo e non possiamo entrare in un governo che propone il Conte bis, il proseguimento di un governo che abbiamo combattuto”, aveva dichiarato il numero uno del Pd ai primi di agosto, subito dopo l’apertura della crisi avviata da Salvini. “Bisogna ascoltare a vicenda le ragioni degli uni e degli altri e mi auguro che accada nelle prossime ore”, twitta invece il 26 agosto, evitando di rispondere in maniera chiara alle domande dei giornalisti sul veto posto a Conte.