La sensazione che, in questa legislatura, possa accadere di tutto ormai è assodata. L'ultimo scenario è quello prospettato da La Stampa, secondo cui l'ex Sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti, considerato il numero due della Lega, avrebbe rivelato ai colleghi una profezia che vedrebbe Mario Draghi Premier a capo di una squadra di tecnici. Una prospettiva che, però, sarebbe credibile soltanto nel momento in cui in seno alla maggioranza giallorossa gli scricchiolii degli ultimi giorni si trasformassero in vere e proprie fratture.

D'altronde l'eventuale formazione di un nuovo governo sarebbe subordinata alla caduta del Conte bis.

L'ipotesi elezioni non è l'unica possibile in caso di caduta di Conte

Negli ultimi giorni si sono moltiplicate voci e dichiarazioni secondo cui, in caso di caduta del governo Conte bis, sarebbe intenzione del Partito Democratico procedere verso le elezioni, senza pensare alla formazione di un nuovo governo. È questo che si evince, ad esempio, dalle dichiarazioni di Zingaretti che, parlando con Repubblica, subordina la prosecuzione dell'esecutivo ad un lavoro fatto di risultati tangibili per il Paese. O da quelle di Franceschini che, da ospite della trasmissione Rai Cartabianca, ritiene che questo esecutivo debba essere considerato incubatore di una potenziale alleanza Pd-M5S in vista delle elezioni.

Cadesse, però, l'attuale esecutivo, il destino previsto dalla Costituzione rimetterebbe tutto nelle mani di Mattarella che sarebbe chiamato a nuove consultazioni e alla valutazione della possibilità di formare una nuova maggioranza che, almeno in linea teorica e salvo eventuali nuove crisi, avrebbe il compito di traghettare il Paese fino a fine legislatura nel 2023.

Giorgetti avrebbe rapporti privilegiati con Draghi

L'ipotesi fornita da Giorgetti, per la quale occorre usare il condizionale, tenuto conto che si tratta di un retroscena rivelato dal pur autorevole quotidiano La Stampa, condurrebbe, perciò, alla possibilità che si aprano nuovi scenari. Riguardo all'ex Sottosegretario, il quotidiano torinese sottolinea come spesso sia stato lui l'interlocutore di Draghi nella fase in cui il governo gialloverde rischiava di andare in conflitto con i mercati.

L'impatto di un'eventuale ipotesi che vedrebbe Draghi Premier, attorniato da tecnici, andrebbe valutata sulla base di altri presupposti. Un governo capeggiato dall'ormai ex Governatore della Banca Centrale Europea potrebbe contare su appoggi influenti come quelli di Silvio Berlusconi e di Romano Prodi. Ciò che potrebbe fare saltare il banco nei rapporti tra Movimento Cinque Stelle e Partito Democratico potrebbe essere l'eventuale sconfitta elettorale, da alleati, in Umbria. Non a caso, nell'articolo de La Stampa viene indicato il mese di febbraio come possibile fase in cui la situazione potrebbe esplodere in maniera irrimediabile tra le due fazioni. Nel pezzo, inoltre, si sottolinea come il nome di Draghi accostato ad un perimetro di riforme condivise potrebbe essere un orizzonte a cui probabilmente pochi riuscirebbero a dire di no. Resta, però, l'ipotesi che l'ex numero uno della Bce sia più interessato al Quirinale che non al ruolo di Premier, aspirando maggiormente a diventare il successore di Mattarella.