Di Maio boccia l'alleanza con il Pd alle elezioni regionali delle Marche. La decisione, presa con Danilo Toninelli, responsabile delle campagne elettorali del M5S, è stata comunicata oggi al capogruppo consiliare dei Cinque Stelle Gianni Maggi e alla deputata Martina Parisse. Un fulmine a ciel sereno per i pentastellati marchigiani, che già avevano avviato un confronto costruttivo con il segretario regionale dem, Giovanni Gostoli. Sul tavolo un'intesa elettorale che doveva arginare le possibilità del centrodestra di arrivare a conquistare la maggioranza in una Regione storicamente guidata dal centrosinistra.

Il Movimento, in concreto, aveva chiesto al Pd solo di non confermare l'attuale governatore Luca Ceriscioli e di scegliere un'alternativa nella società civile. E l'alternativa era già spuntata nel dibattito politico: quella dell'ex Rettore dell'Università Politecnica di Ancona, Sauro Longhi. Ma ora il no di Luigi Di Maio all'accordo prelettorale scombina i piani dei referenti locali dei Cinque Stelle e rischia di fare un grosso favore politico alla Lega e a Fratelli d'Italia, agguerritissimi sul territorio e alla ricerca di un candidato giusto e condiviso per tentare la scalata a Palazzo Raffaello. Poi naturalmente c'è anche Forza Italia e, di recente, allo schieramento si è unito anche l'Udc, oltre a liste civiche che sicuramente arriveranno.

Per il Pd marchigiano la partita si complica

Ora anche per il Partito Democratico marchigiano la partita diventa ancora più complicata di quanto già non lo fosse prima. Le divisioni interne di sempre e le correnti pro e contro il presidente uscente Ceriscioli avevano già manifestato il loro potenziale critico rispetto alla riconferma dell'ex sindaco di Pesaro.

E questo sia per ragioni territoriali - le Province del sud delle Marche che non voglio subire sempre i diktat di quelle del nord - sia per motivazioni più pratiche, cioè l'insoddisfazione per la gestione della crisi economica e della ricostruzione post-sisma attuate dalla Giunta che ha governato negli ultimi cinque anni. Due crisi che si sommano e che fanno sentire i loro effetti soprattutto nelle zone montane e negli ex poli industriali di punta, come quello degli elettrodomestici di Fabriano, ad esempio, dove il Comune è già in mano ai Cinque Stelle.

Zingaretti aveva di recente fatto capire tutto questo a Ceriscioli in un incontro a Roma dove di fatto si chiedeva al Presidente della Regione di fare un passo indietro nel caso di un accordo strategico con i grillini.

Di Maio non vuole ripetere quanto accaduto in Umbria

Ma questo accordo alla fine non c'è stato ed è difficile che ci sarà nelle prossime settimane, date le premesse e l'annuncio di oggi da parte del capo politico del Movimento Cinque Stelle. In un breve comunicato Di Maio e Toninelli si sbilanciano solo nell'affermare che si potrà fare al massimo un alleanza con delle liste civiche. Insomma, dopo la sconfitta in Umbria, i vertici pentastellati, almeno quelli attuali, non vogliono ripetere la stessa strategia e piuttosto mirano a distinguersi dagli altri partiti, cercando di frenare la caduta di consenso in corso da mesi.