Il coronavirus continua a diffondersi nel nostro Paese nonostante gli immani sforzi delle autorità per cercare di porre rimedio ad una situazione divenuta drammatica in poche ore dopo la scoperta dei primi casi ‘italiani’ della malattia. Il Presidente del Consiglio Giuseppe Conte e quello della Repubblica Sergio Mattarella, seguiti da tutti gli altri politici di maggioranza, invitano alla calma, ad evitare il panico e assicurano di stare facendo il possibile per debellare al più presto il Coronavirus. Dall’opposizione, però, giungono critiche anche pesanti.

A cominciare da Matteo Salvini, il quale ha più volte ripetuto di aver chiesto, inascoltato, la chiusura di porti e aeroporti da ormai più di un mese, e che ora pretende che Conte si scusi con gli italiani. Sulla sua stessa lunghezza d’onda si pone anche Vittorio Feltri. Il direttore di Libero, oltre ad una lunga serie di tweet, verga un editoriale di fuoco sul suo giornale in cui fa notare che le città italiane come Milano sono ormai deserte, mentre gli sbarchi di immigrati clandestini proseguono indisturbati.

Vittorio Feltri sul coronavirus: ‘Mascherine ai politici’

“Mascherine ai politici. Città deserte e cervelli vuoti”. Si intitola così l’editoriale di Vittorio Feltri pubblicato su Libero lunedì 24 febbraio.

Il fondatore del quotidiano parte subito in quarta, senza freni, facendo notare a tutti che, nonostante l’emergenza coronavirus, “continuano gli sbarchi al grido di accogliamo tutti”. Il riferimento di Feltri è, naturalmente, allo sbarco di centinaia di migranti clandestini dalla nave Ong Ocean Viking nel porto siciliano di Pozzallo.

Il giornalista chiosa sarcasticamente che, purtroppo, “abbiamo spalancato le porte anche al coronavirus”, perché per troppi giorni ne è stata sottovalutata la pericolosità.

‘Milano semi deserta, la gente cerca di difendersi come può dal coronavirus’

Feltri ricorda che tutti coloro i quali, nei giorni scorsi, cercavano di avvertire sul pericolo reale rappresentato dall’esplosione di un’epidemia di coronavirus, proponendo la chiusura delle scuole e una stretta draconiana sui controlli alle frontiere, sono stati trattati come “uccelli del malaugurio”.

E, invece, sottolinea il direttore, “avevano ragione da vendere”. Il giornalista fa notare amaramente che, nella giornata di domenica 23 febbraio, Milano e altri grandi centri del Nord Italia erano semi deserti, mentre la “gente trema” e cerca di difendersi “come può”, ascoltando i consigli degli esperti (“cosiddetti”, li bolla Feltri) e “sperando di cavarsela”. Questa la sua amara riflessione.

Feltri: ‘Italia affetta da paralisi progressista sul coronavirus’

Vittorio Feltri, poi, snocciola alcune previsioni. Secondo quelli che vengono definiti “i pessimisti”, il numero delle persone infettate da coronavirus potrebbe presto raggiungere quota 500, mentre per gli “ottimisti” le vittime del virus “non sono poi in punto di morte”.

La solita freddura feltriana per spiegare che, invece, il 20% degli ammalati è ricoverato al momento in terapia intensiva. E questo, secondo Feltri, non può significare altro che “tanto bene gli attaccati non stanno”. Insomma, il nostro Paese sarebbe affetto da “paralisi progressista” perché gli “interventi restrittivi” adottati sarebbero stati “tardivi”.