E' un Diego Fusaro particolarmente critico quello che, nella sua consueta rubrica su Radio Radio e ripresa dal suo canale Youtube, si è trovato a commentare una fase saliente del Festival di Sanremo: il monologo di Roberto Benigni. La sua opinione, apertamente critica nei confronti della kermesse sanremese, ha spostato il proprio focus sulla performance dell'attore e regista. In particolare ha definito la sua esibizione "scristianizzante" e non ha mancato di tirare qualche frecciata rispetto al lauto cachet percepito dal comico di 300 mila euro.
Roberto Benigni per Fusaro si è convertito al fucsia
Nei confronti di Roberto Benigni il filosofo non manca di usare definizioni che non suggeriscono una grande stima nei suoi confronti. Lo si percepisce quando lo definisce "il guitto del mondialismo infelice" associandolo ad una risaputa, tra l'altro, corrente ideologica di sinistra. Inoltre, non manca di ricordare come, a suo avviso, "abbia rinnegato, con buona parte della sua generazione, il comunismo rosso" e si sia convertito al "fucsia e all'arcobaleno degli united colors della mondializzazione classista".
Ancora più netto è il giudizio sul suo monologo sul palco dell'Ariston. "Ha assestato - ha detto Fusaro - un colpo ulteriore al cristianesimo e alla trascendenza".
"Si caratterizza - incalza il filosofo - precipuamente per l'aggressione al sacro e alla trascendenza e, più in generale, per quella scristianizzazione che è coerente con il nichilismo immanentistico della civiltà dei mercati che deve distruggere ogni trascendenza, di modo che non resti altra divinità oltre ai mercati speculativi".
"Roberto Benigni - ha proseguito Fusaro - ha svolto un monologo totalmente volto alla scristianizzazione del cristianesimo rileggendo il Cantico dei cantici in una chiave totalmente decontestualizzata". "Il Cristianesimo - ha sottolineato Fusaro - come lo intende Benigni è di fatto de-teologizzato, privato della trascendenza e ridotto a puro cantico dell'esistenza mondana".
Fusaro ricorda Benigni quando commentava Dante
Diego Fusaro ha poi manifestato apertamente critiche relative ai contenuti. "Il discorso di Benigni - prosegue - si legge in una pura apologia dell'amore fisico, dell'amore immanente e carnale". Dal suo punto di vista ha poi segnalato uno dei paradossi del suo intervento: "Finge di valorizzare il Cristianesimo nell'atto stesso in cui lo neutralizza". L'ultimo concetto espresso riguarda, invece, i compensi. "Benigni - ha incalzato Fusaro - ha percepito ben 300.000 euro per questa kermesse di Sanremo. Tale è stata la sua richiesta, esaudita".
A quel punto ha manifestato il suo ricordo personale di quando l'attore commentava la Divina Commedia. E ha fatto riferimento al XIX canto dell'Inferno. Quello in cui sono confinati i simoniaci, ossia coloro che approfittavano della propria posizione per arricchirsi. "Vi è di che riflettere" ha chiosato Fusaro.