"Ad ottobre cado". E' questa l'espressione che Francesco Verderami, dalle pagine del Corriere della sera, attribuisce a Giuseppe Conte in relazione al timore che il suo governo possa giungere al capolinea a inizio autunno. La frase in questione sarebbe una "previsione" che il presidente del Consiglio riferisce durante i colloqui privati. A raccontarlo, stando all'articolo di Verderami, sarebbe un "rappresentante del'esecutivo". Inoltre, viene spiegato che il presidente del Conte starebbe mettendo in atto una strategia Politica che possa garantire al suo secondo governo una maggiore longievità, pur continuando a ribadire come un mantra la frase: "Ad ottobre cado", quasi a volerla esorcizzare.
Il riferimento è alla possibile provlamazione di elezioni ad ottobre, in un periodo dell'anno dove le manovre politiche hanno margini risicati, viste le innumerevoli scadenze politiche e "burocratiche".
Verderami spiega perché le Regionali a settembre
L'articolo di Franceco Verderami pone il focus su Italia viva e il momentaneo "salvataggio" di Salvini dal processo sulla Open Arms. In particolare, riguardo l'attenzione mediatica posta sulla faccenda abbia oscurato tutte le altre questioni in ballo. Sarebbe finita, dunque, in secondo piano la scelta di Palazzo Chigi di indicare il 20 settembre come data in cui votare per le regionali, le amministrative ed il referendum sul taglio sui parlamentari.
Una scelta che sgombrerebbe il campo dalla possibilità che l'eventuale caduta del governo possa dare spazio a elezioni anticipate.
Conte segue consigli del comitato scientifico
L'obiettivo di Conte sarebbe, perciò, quello di "congelare le manovre del partito che punta a sostituirlo", scrive Verderami, che sottolinea come sarebbe estremamente complicato creare uno schieramento trasversale prima di questi appuntamenti elettorali.
Dopo gli esiti delle urne, infatti, "sarebbe complicato aprire una crisi in piena sessione di bilancio".
Anche perché sarà quella la fase in cui l'Italia dovrà fare i conti con i postumi economici di una crisi determinata da un evento senza precedenti, come l'emergenza sanitaria del 2020.
Il premier si sarebbe 'trincerato' dietro i consigli del comitato tecnico-scientifico, il quale avrebbe sconsigliato di indire elezioni a luglio, al fine di scongiurare un ritorno di focolai.
"A luglio - commentava un rappresentante del Partito Democratico (Pd)- l'unica cosa che non si potrebbe aprire sono i seggi?". La disputa in questione riguarda, infatti, anche il Pd, o almeno una sua parte, che spingerebbe per elezioni a luglio le quali potrebbero fare comodo a Zingaretti. I risultati elettorali, arrivando in estate, potrebbero però creare scenari in parlamento di nuovo tipo e ci sarebbero i tempi per andare alla ricerca di nuovi equilibri."Il punto è - scrive Verderami - che le Regionali a settembre sono come cavalli di frisia che bloccano tutti".