Matteo Bassetti torna a parlare di Coronavirus. L'infettivologo del San Martino di Genova lo fa in una lunga intervista rilasciata a Open. Manifesta nuovamente fastidio per le critiche in seguito alla partecipazione al convegno "dei negazionisti". Il medico ha più volte sottolineato di non volersi allineare ad un eventuale pensiero unico, ma di voler sempre affermare la propria opinione sulla base delle proprie conoscenza scientifiche e acquisite sul campo. Ai microfoni del sito di Enrico Mentana ha ricostruito le vicende della pandemia della Covid-19 e l'impatto del Sars-Cov2 sul futuro.
Bassetti sottolinea mancanza di autopsie nei mesi peggiori
Matteo Bassetti, nei suoi interventi, ha sempre sottolineato l'importanza di continuare a rispettare le regole anti-contagio. La caratteristica che lo ha sempre contraddistinto è stato l'invito a mettere da parte il terrore e a imparare a convivere con il virus. Nelle dichiarazioni rilasciate a Open mette in evidenza come, nei mesi più difficili, gli ospedali lombardi abbiano avuto soprattutto morti per Covid e molte meno per infarto o ictus. Circostanze che, unitamente alle mancate autopsie, non chiariscono certo i dubbi sul perché in Germania la letalità del virus sia stata al 2% e in Italia del 14%. Parziale spiegazione nel fenomeno la si trova in una frase pronunciata da Matteo Bassetti.
"Attenzione il coronavirus circola ancora ma stiamo facendo molti più tamponi di marzo. Se li avessimo fatti durante il picco della pandemia, avremmo trovato dai 2 ai 5 milioni di italiani infetti".
Coronavirus: Bassetti critica alcune scelte
Bassetti dice quel che pensa. Ha manifestato perplessità sull'opportunità di prorogare lo stato di emergenza da parte del governo presieduto da Giuseppe Conte.
Un atto che, come evidenziato qualche giorno fa, rischierebbe a suo avviso di di dare un messaggio sbagliato all'esterno rispetto ad un paese come l'Italia che è in una situazione migliore di molti altri. A parere dell'infettivologo questo sarebbe il momento di mettere da parte la paura, senza disperdere la consapevolezza del problema.
Un consiglio è quello di seguire l'esempio di altre nazioni e non diramare più il bollettino dei contagiati. "Basta terrore, basta dati forniti ogni giorno dalla Protezione civile". Il principio sostenuto dal medico è che dare il numero dei positivi è una descrizione parziale della realtà, se si considera che quasi tutti, al momento, sono a casa senza sintomi gravi o asintomatici.
"Così ci facciamo solo del male". Bassetti, inoltre, giustifica chi si è trovato a gestire una situazione senza precedenti sul piano sanitario, sociale ed economico, ma a suo avviso si poteva agire diversamente. "Penso che la gestione della durata del lockdown sia stata farraginosa" chiosa Bassetti. L'infettivologo ha il sospetto che le chiusure potessero durare meno, con le attività produttive che avrebbero potuto riaprire prima.
Manifesta, inoltre, riserve persino sullo smart working, sottolineando come adesso ci sarebbero i margini per tornare ad affollare i luoghi di lavoro, sebbene con il compromesso del dover indossare la mascherina.