Carlo Nordio vorrebbe che il Governo dia risposte su alcune circostanze emerse sul lockdown. In un editoriale apparso su Il Messaggero l'ex pm mostra interesse a conoscere alcune precisazioni da parte dell'esecutivo presieduto da Giuseppe Conte. In particolare si chiede come mai sia passato fin troppo tempo tra il primo messaggio di allerta da parte del Comitato Tecnico Scientifico e l'adozione di misure restrittive relative al Nord. L'altro è il motivo per il quale si sia scelto di adottare il lockdown per tutto il territorio, senza che sia stato richiesto dai tecnici.
Atti Cts su coronavirus ormai quasi tutti desecretati
L'analisi di Carlo Nordio parte dalla successione cronologica dei fatti emersa attraverso i lanci di agenzia di quei giorni e gli ormai noti atti desecretati del Cts. In particolare il 28 febbraio il Comitato Tecnico Scientifico aveva segnalato la profonda complessità del quadro epidemiologico esistente in Lombardia, Veneto ed Emilia Romagna. In data 7 febbraio, invece, il Cts aveva individuato in maniera particolareggiata le aree che richiedevano misure maggiormente restrittive rispetto a quelle dell'intero territorio nazionale. Il riferimento andava all'intera Lombardia più altre dodici province tra Emilia Romagna e Veneto. Il 9 marzo, invece, è stato disposto il lockdown in tutta Italia.
Una misura che alcuni lodano visto che adesso l'Italia ha un quadro epidemiologico sensibilmente migliore rispetto di altre realtà a livello internazionale. Ma c'è un risvolto della medaglia sociale ed economico che finisce sotto la lente d'ingrandimento di Nordio, alla luce del parere degli esperti, che lo ritenevano un provvedimento non necessario per l'intero territorio nazionale.
Coronavirus: Nordio auspica chiarimenti dal governo
L'ex pm parla di "sessanta milioni di italiani messi agli arresti domiciliari". Provvedimenti che hanno generato "dure limitazioni dei fondamentali diritti costituzionali con semplici decreti amministrativi". Secondo Nordio sono tre i dubbi che il governo presieduto da Giuseppe Conte dovrebbe fugare.
Il primo riguarda il perché siano passati dieci giorni tra il primo messaggio di allerta e i provvedimenti. Il secondo è perché abbia esteso a tutto il territorio nazionale quello che Nordio definisce "spietate misure" che, invece, il Cts aveva indicato solo per le aree con il quadro epidemiologico peggiore. Per Carlo Nordio c'è il sospetto (definito "ipotesi più maligna") che, su pressioni provenienti dai settori produttivi locali che avrebbero subito il lockdown, il Governo abbia finito per prendere una decisione quasi dettata dalla "par condicio". Bloccare tutti, per non urtare solo qualcuno: è più o meno questo il senso del ragionamento espresso da Nordio. L'altra tesi del giurista porta a immaginare che il Governo sia finito "nel panico" e abbia scelto una soluzione di questo tipo immaginando di evitare il peggio.
Chiaro il riferimento al fatto che il Mezzogiorno senza subire la stessa ondata di contagio, è stato costretto a chiudere tutto e a risultare ancor più malconcio economicamente dalla situazione.
Secondo Nordio queste considerazioni non devono essere un'accusa, ma un motivo di discussione. "È una risposta che può essere data solo in Parlamento a tutto il Paese e soprattutto alle Regioni del Sud, che ne hanno subito le conseguenze più significative".