Gli atti secretati del Comitato Tecnico Scientifico in relazione all'emergenza Coronavirus sono stati resi pubblici sul sito della Fondazione Einaudi. É questa la notizia del giorno, poichè sono state diffuse le 200 pagine che nei giorni scorsi erano state oggetto di polemica tra l'opposizione ed il governo. Si tratta di 200 pagine che, però, non contengono tutti gli argomenti affrontati. Tuttavia, quanto diffuso è sufficiente per ricostruire ciò che è accaduto poco prima che venisse ufficializzata la decisione di intraprendere la strada del lockdown nazionale.

Mancano i verbali sulla Valseriana

I verbali pubblicati, nel complesso, sono cinque e il totale genera un faldone di 200 pagine dove poter attingere informazioni. Diversi organi di stampa hanno posto l'accento sull'assenza della documentazione relativa ai contenuti delle discussioni sulla zona rossa in Valseriana. Una zona del bergamasco particolarmente colpita dall'epidemia.

Da diversi giorni i partiti dell'opposizione e il Copasir chiedevano che gli atti delle riunioni del Comitato tecnico scientifico venissero rese pubbliche. Nella giornata del 5 agosto era stata particolarmente rumorosa la manifestazione della Lega che, in Senato, aveva esposto uno striscione in cui si chiedeva cosa il governo stesse nascondendo.

Adesso, però, buona parte di quegli atti sono stati resi pubblici. Si tratta di un documento riservato che lo scorso 7 marzo era stato inviato dagli esperti del Comitato tecnico scientifico al Ministero della Salute. Secondo quanto contenuto all'interno dei documenti oggi noti, al Ministro Roberto Speranza era stata prospettata la possibilità di adottare due livelli di contenimento dell'economia.

Atti non più secretati sul Covid, emerge direzione diversa presa da Conte

Una scelta che sarebbe nata dalla possibilità di dividere l'Italia a seconda della gravità della situazione relativa alla diffusione del Sars-Cov2. In particolare si richiedevano misure particolarmente stringenti per zone ormai ad altissimo rischio come alcune Parma, Piacenza, Rimini, Modena, Reggio Emilia, Pesaro Urbino, Padova, Venezia, Treviso, Alessandria ed Asti.

Andando a ripercorrere le tappe di ciò che avvene in quelle concitate giornate in cui l'aumento dei casi era divenuto un campanello d'allarme importante, si ricorda ciò che accadde il 9 marzo. Esattamente due giorni dopo. Venne, infatti, diffuso un Dpcm con il quale, di fatto, si diede vita ad un lockdown che portò all'estensione delle misure stringenti per i territori più a rischio anche nelle aree del paese dove l'epidemia non aveva raggiunto lo stesso livello di pericolosità. Si tratta naturalmente di una scelta prudenziale che oggi può rappresentare motivo di dibattito.