Gli italiani hanno scelto con il referendum che il numero dei parlamentari va tagliato. Giuseppe Valditara, docente presso il Dipartimento di Giurisprudenza dell'università Statale di Torino, ha sollevato dubbi rispetto al fatto che questo Parlamento sarebbe legittimato a proseguire nel proprio ruolo. Criticità che diventerebbe, secondo il professore, ancor più esponenziale proiettandola a quella che sarà l'elezione del successore di Giuseppe Mattarella. Valditara ne ha parlato nell'ambito di una lunga intervista rilasciata a Libero, pronunciando le sue opinioni sulla cosa.

Taglio parlamentari avrebbe dato un indirizzo preciso

Secondo Valditara oggi dal popolo dei votanti arriva un'indicazione chiara nei confronti della politica. Oggi i cittadini hanno scelto una macchina della rappresentanza democratica che sia meno costosa, con meno esponenti nelle camere romane e più efficiente. Un dato che va in controtendenza con l'ipotesi che l'attuale schieramento di deputati e senatori possa restare in carica fino alla fine della legislatura. Il tutto, con costi che potrebbero oscillare sui 50 milioni in euro in più rispetto a quelli che si avrebbero qualora al più presto entrasse in carica un Parlamento ridotto. "Le forze di maggioranza - spiega Valditara - siano conseguenti e non prendano in giro gli italiani".

Elezione di Mattarella nel 2022: la criticità secondo Valditara

L'ipotesi che l'attuale legislatura arrivi al traguardo previsto senza alcuna interruzione anticipata porterebbe questo Parlamento a votare il prossimo presidente della Repubblica. Il nuovo inquilino del Quirinale dovrà essere votato a gennaio del 2022. In sostanza a votare il successore di Sergio Mattarella si potrebbe arrivare a farlo con 945 parlamentari, i senatori a vita e i 58 consiglieri regionali.

Quanto disposto dal Referendum imporrebbe però che a far parte dello stuolo di votanti debbano essere solo 600 tra deputati e senatori. Questo genererebbe una precisa e diversa proporzione tra i votanti appartenenti alle camere romane e quanti, invece, provengono dai distretti territoriali. "Se - specifica Valditara - si tiene in vita il Parlamento attuale, dove la forbice è più ampia a favore dei parlamentari, si contraddice la volontà degli elettori".Secondo il parere del professore si tratterebbe anche di un problema politico.

Il centrodestra, governando in quindici regioni su venti, sarebbe svantaggiato rispetto alla possibilità di avere un maggiore peso attraverso gli elettori del Presidente della Repubblica delegati delle regioni. "Non si può - ha specificato Valditara - falsare la competizione per l'elezione del capo dello Stato".