Marco Travaglio, da ospite di Otto e mezzo, ha spiegato il suo punto di vista sulla leadership della Lega. Nel corso della trasmissione condotta da Lilli Gruber il direttore de Il Fatto Quotidiano ha spiegato che, al momento, la posizione di Matteo Salvini potrebbe essere ritenuta stabile sulla base di quelle che sono le contingenze determinate dal referendum. Allo stesso modo ha spiegato in che modo potrà evolvere la figura di Luca Zaia negli equilibri nazionali del partito.

Otto e mezzo: si parla di leadership della Lega

Le ultime elezioni regionali non hanno avuto la storia trionfale che, in sede di campagna elettorale, prefigurava la Lega.

Secondo Marco Travaglio però la struttura gerarchica del partito non ne esce alterata. Un punto di vista che nasce dall'esito del referendum. Travaglio pone, inoltre, dubbi rispetto al fatto che i parlamentari di opposizione vedrebbero di buon grado l'ipotesi di porre fine a questa legislatura. Il rischio, lasciato intendere, è che in molti temerebbero l'ipotesi di concorrere in nuove elezioni dove gli scranni in Parlamento sarebbero meno per effetto dell'ultimo referendum.

Travaglio spiega, dal suo punto di vista, la posizione di Zaia

Sembra abbastanza chiaro il riferimento al fatto che il taglio dei parlamentari potrebbe cambiare diverse prospettive. "Non c'è - ha chiosato Marco Travaglio - una grande urgenza di cambio nella leadership.

Rifarà il governatore con questo plebiscito".

Matteo Salvini resta l'uomo che ha reso la Lega un partito a estensione nazionale e che, soprattutto, ha portato il partito dall'avere una cifra sola nelle percentuali a grandi numeri. Gli stessi che oggi ottiene Luca Zaia in Veneto. Ci si chiede, perciò, se la figura del governatore possa in qualche modo diventare ingombrante per l'attuale numero uno del Carroccio.

L'opinione di Travaglio sul presidente della Regione Veneto è chiara: "Essendo una vera gatta morta, abilissima e sorniona, sta lì ad aspettare che Salvini continui a perdere consensi".

Tuttavia, secondo Travaglio non sarà ora che dalla Lega qualcuno si alzerà e proverà a chiedere conto a Salvini di una certa perdita di consenso.

Il giornalista ricorda, infatti, come il leghista avesse portato il partito a oltre il 40% un paio d'anni fa e oggi sia sopra al 20. "Nell'immediato - ha puntualizzato il direttore de Il Fatto Quotidiano - chi gli dà più fastidio è la Meloni perché recupera tutto quello che lui perde. Ad un certo punto nella Lega qualcuno si alzerà a chiedersi quanto ancora ci sarà da dissanguarsi a vantaggio di Fratelli d'Italia".