Andrea Crisanti torna a parlare di Coronavirus. Lo fa in un'intervista a Repubblica in cui ricorda il periodo estivo in cui rischiava di attirarsi antipatie, ma dove anticipava quello che oggi sta accadendo. Il riferimento va all'innalzamento dei contagi in relazione alla riapertura delle scuole e ripresa delle attività produttive. Dichiarazioni quelle del docente di Microbiologia dell'Università di Padova in cui non vengono risparmiate frecciate indirizzate al governo presieduto da Giuseppe Conte. Non averlo ascoltato e aver utilizzato miliardi di euro per investimenti non funzionali al problema sanitario sono i capi d'accusa piuttosto chiari emersi nella lunga intervista rilasciata al quotidiano.
Coronavirus: Crisanti polemizza sul numero di tamponi
Andrea Crisanti è conosciuto anche come l'uomo dei tamponi. Il modello Veneto di qualche mese fa si basava su un utilizzo massivo di test. Per fronteggiare i potenziali problemi del Paese aveva suggerito di far arrivare i test a circa 300-400.000 al giorno. Oggi la capacità sembra essere aumentata a livello nazionale, ma non abbastanza. "Venticinquemila in più? Sono - tuona Crisanti - acqua fresca. O una pezza calda". Al governo aveva presentato un piano studiato per arrivare a quadruplicarli. Riguardo a quello che sarebbe stato il suo modo di affrontare il problema, il professore rivela di aver consegnato tutte le sue idee al governo. In particolare cita il ministro D'Incà ed il vice Ministro Sileri.
Crisanti sottolinea come il suo pensiero sia stato sottoposto al Comitato Tecnico Scientifico. Successivamente, però, non avrebbe ricevuto più alcuna comunicazione da parte dell'esecutivo o di qualche suo emissario.
Nella strategia suggerita pensava ad un investimento che avrebbe portato alla creazione di aree mobili da dislocare sul territorio e in grado di fare tamponi low cost da 2 euro come quelli usati a Padova.
Nuovo Dpcm in arrivo, ma per Crisanti potrebbero esserci altri inasprimenti
Andrea Crisanti sottolinea come già agosto fosse una fase di ritardo rispetto a quello che si sarebbe dovuto fare. L'estate sembrava dare una tregua. "Abbiamo - incalza Crisanti - perso 4 mesi preziosi". L'Italia secondo lo scienziato oggi paga dazio all'essersi illusa che tutto fosse finito nel momento in cui si iniziavano a contare solo 100 casi al giorno.
Il dito puntato sul governo è abbastanza evidente. "Abbiamo speso miliardi per il bonus bici e i banchi, invece di investirli in un sistema sanitario di sorveglianza che ci avrebbe messo in sicurezza". Crisanti, inoltre, sottolinea le potenziali criticità del sistema di contact tracing scelto in Italia.
A suo avviso oggi in Europa non c'è nessun sistema sanitario in grado di gestire 4-5 mila richieste al giorno di contact-tracing. Il riferimento va al fatto che per ogni positivo segnalato si dovrebbe andare a tracciare una potenziale catena di contagi e dunque creare una lunghissima linea da seguire. A suo avviso si dovrebbero fare tre cose: screening di comunità, prevenzione o sorveglianza attiva.
E sul futuro è chiaro: "Quello che mi preoccupa è il rapido aumento di casi. Via via il governo introdurrà inasprimenti che impatterrano sulla qualità della vita. Ma queste misure devono essere accompagnate da un investimento in sanità". In tal senso il suggerimento di Andrea Crisanti è quello di usare i soldi del Mes.