Matteo Bassetti torna a parlare di coronavirus. Lo fa nel corso della trasmissione di La7 L'aria che tira. Nel corso di un'interlocuzione con Myrta Merlino non ha mancato di fare mea culpa rispetto a previsioni che, alla luce della seconda ondata in atto, si sono rivelate troppo ottimistiche. Tuttavia, ha voluto sottolineare come, ad oggi, pensare ad un lockdown equivarrebbe tendere verso qualcosa che l'Italia non può permettersi. Pur delegando le decisioni alla Politica, secondo l'infettivologo del San Martino di Genova non ci sarebbero né le condizioni economiche per poterlo fare, né soprattutto quelle sanitarie.

Il riferimento va al fatto che, al netto del Covid, una serrata totale equivarrebbe ad una paralisi di prestazioni e assistenza per attività di diagnosi, controllo e screening di tutte le altre patologie. Una problematica di cui ancora oggi si pagano gli strascichi della scorsa primavera. E non è mancato anche un paragone rispetto a quanto è accaduto in Germania,

Coronavirus: Bassetti e lo scottante paragone con la Germania

"Avevamo - ammette Matteo Bassetti - troppo presto voluto dimenticare la prima ondata. Le previsioni, anche quelle che ho fatto io, probabilmente sono state sbagliate".

L'infettivologo, però, non si accoda al filone di quanti rintracciano l'origine della situazione attuale nell'eccessiva libertà eccessiva e nella mancata predisposizione di un'organizzazione più efficace.

"Inutile oggi - ha puntualizzato - dire che è colpa di quello che non si è fatto questa estate. La colpa è di quello che non abbiamo fatto per trent'anni. I tedeschi hanno gestito meglio di ogni altro la situazione perché hanno un numero di posti in terapia intensiva ed un organizzazione sanitaria sul territorio e degli ospedali dieci volte migliore del nostro".

Nelle parole del medico non sono mancate stilettate per i tagli alla sanità e alla ricerca.

L'aria che tira: alcuni medici invocano il lockdown, Bassetti spiega le criticità

Da parte di alcuni colleghi si inizia a levare un grido d'aiuto per ospedali allo stremo e personale sanitario provato da difficoltà enormi. Secondo Matteo Bassetti, però, eventuali decisioni sulla chiusura non dovrebbero provenire dal mondo sanitario.

"Io - ha specificato in relazione ad un possibile lockdown. - credo che non siano i medici che devono stabilirlo, il nostro mestiere è un altro. Il nostro mestiere deve essere quello di curare tutti e di farlo nel modo migliore. La decisione sul lockdown spetta esclusivamente alla politica sulla base dei dati che il mondo della medicina gli fornisce".

Ha poi espresso il suo punto di vista. "Non possiamo - ha ammesso - pensare di chiudere nuovamente l'Italia per due mesi. Non solo per il discorso economico, ma anche dal punto di vista sanitario".

"Ancora oggi - ha rivelato - dobbiamo recuperare le prestazioni che abbiamo perso per tutti i malati non Covid tra marzo e maggio- giugno".

E da Bassetti arriva anche un disco rosso rispetto a possibili misure di ordine nazionale.

"La situazione - ha puntualizzato - è molto diversa nelle diverse aree dell'Italia". Ed anche la strategia da adottare, per Bassetti, sarebbe da basare sulla diversificazione. "Fare - ha incalzato - delle chiusure chirurgiche, non solo a livello regionale ma a livello di province e quartieri basate sul Cap, funziona di più. Si tratta di qualcosa che sta facendo tutta l'Europa".