L'ipotesi di un nuovo Dpcm per le festività natalizie è sempre in piedi. Generare le decisioni finali sarà un gioco da equilibristi da parte del governo. Occorrerà, infatti, trovare un punto per far convergere le nuove restrizioni ritenute necessarie dagli scienziati e dalla parte rigorista dell'esecutivo, limitare chiusure per tutelare l'economia e la necessità di mostrare coerenza da parte del governo, per non delegittimarsi come guida davanti ai cittadini in una fase così delicata. Quello che ne verrà fuori è che probabilmente si metterà in piedi uno schema di regole dove si terrà conto di tutto.

Una sorta di compromesso in cui, però, l'obiettivo finale sarà la tutela della salute pubblica.

Dcpm Natale dopo quello di dicembre: una necessità

Oggi il mostro da eludere si chiama terza ondata, anche perché il timore è che possa trasformarsi in uno tsunami all'inizio del 2021. Molti scienziati sottolineano spesso che non esiste un manuale per la gestione di una pandemia senza precedenti, ma i dati certificano che ci sono solo due cose che funzionano sicuramente nella strategia di contenimento: la limitazione della mobilità delle persone e la riduzione delle possibili occasioni di contagio ascrivibili alla socialità. E siccome si ha la sensazione che il rallentamento della crescita dei contagi non sia stata abbastanza rapido negli ultimi giorni, in vista del 2021 le vacanze natalizie dovrebbero diventare l'occasione per un inasprimento delle misure per evitare che occasioni di convivialità possano diventare potenziali nuovi cluster.

Da tempo gli scienziati hanno messo nel mirino l'ipotesi che pranzi e cenoni siano situazioni ad alto rischio, anche perché in un contesto familiare diventa quasi naturale abbassare la guardia in maniera incoscia.

Il Dpcm in vigore dal 4 dicembre non potendo normare, per ragioni costituzionali, la vita nelle case dei cittadini si era limitato ad una forte raccomandazione a non ricevere persone conviventi.

Zona arancione e zona rossa: le due soluzioni già viste a livello territoriale

Sul tavolo l'ipotesi è di generare, per un dato periodo da definire, la definizione di zona rossa o arancione a tutto il territorio nazionale. In entrambi i casi si arriverebbe alla chiusura di bar e ristoranti per il servizio in loco, anche dalle 5 alle 18.

Con la zona arancione si avrebbe l'impossibilità ad uscire dai confini comunali, ma resterebbe la libera circolazione sul territorio e l'apertura dei negozi non essenziali. Nel secondo caso, invece, sarebbe inibita la libera circolazione per tutto il territorio. Si avrebbe così un vero e proprio lockdown nazionale. In caso di zona arancione resterebbero aperti i negozi, ma questo ostacolerebbe il concetto di totale limitazione degli spostamenti, alla luce del fatto che ciascuno potrebbe recarsi negli esercizi commerciali anche non essenziali.

Il Dpcm firmato da Conte potrebbe essere una sorta di compromesso

Diverse indiscrezioni rivelano che, all'interno degli organi decisori, ci siano una serie di correnti.

Alla fine ciò che ne dovrebbe venire fuori è una sorta di soluzione mista tra le zona arancione nazionale.

Così dal 24 dicembre al 6 gennaio tutta Italia potrebbe essere arancione. Stop a spostamenti extra-comunali, bar e ristoranti chiusi.

Tuttavia, nei giorni festivi e pre-festivi (quindi nei range temporali 24-26 dicembre e 31 dicembre - 2 gennaio) potrebbe scattare la zona rossa. Negozi chiusi, divieto di circolare senza motivo e lockdown vero. Il tutto servirebbe per disincentivare gli eventi anche casalinghi tra persone non conviventi.

La novità è che, per lo stesso motivo e per tutto il periodo, dovrebbe essere messo in campo il coprifuoco alle 19. L'unica eccezione potrebbe riguardare la messa della Vigilia di Natale.