Laura Boldrini protagonista di una nuova battaglia a sostegno dei diritti delle donne. La deputata del Pd ha infatti deciso di apporre la sua firma su un documento in cui un centinaio persone, più o meno conosciute, chiede ufficialmente all’Istituto dell’enciclopedia italiana Treccani di eliminare i riferimenti, ritenuti sessisti, che compaiono tra i sinonimi della parola "donna" presente nella versione online del suo vocabolario. Oltre a Boldrini, tra gli altri, firmano anche la scrittrice Michela Murgia e l’attivista per i diritti Lgbt Imma Battaglia.

La lettera contro Treccani: tra i firmatari anche Boldrini e Murgia

Il primo organo di stampa a pubblicare la lettera a Treccani è il quotidiano Repubblica. Nella missiva compaiono le firme, tra le altre aderenti all’iniziativa Politica, delle già citate Laura Boldrini, Michela Murgia e Imma Battaglia. Ma anche quelle del medico Alessandra Kustermann e del vicedirettore generale della Banca d’Italia, Alessandra Perrazzelli. Da citare anche l’adesione del gruppo di attiviste guidate da Maria Beatrice Giovanardi, la donna che con le sue proteste è riuscita a ottenere che l’Oxford dictionary britannico modificasse in modo meno sessista la definizione di "woman" (donna ndr).

Le proteste di Laura Boldrini e degli altri firmatari

La lettera è scritta in modo diretto, con un linguaggio indirizzato direttamente ai lettori. La missiva parte subito con una serie di esempi, contenuti nella versione online del vocabolario dei sinonimi Treccani. Si va da "buona donna" e "passeggiatrice", fino ad arrivare a vere e proprie offese come "p...." o "cagna".

L’elenco delle espressioni e degli epiteti dispregiativi e sessisti associati alla definizione di "donna" denunciato dalla lettera firmata da Boldrini, prosegue poi con altri riferimenti ritenuti offensivi che Treccani però, si legge nel documento, si limita a definire “eufemismi”.

‘Donna presentata come essere inferiore’

Espressioni che Boldrini, Murgia e gli altri firmatari della lettera giudicano non solo “offensive”, ma anche colpevoli di rafforzare gli “stereotipi misogini” utilizzati da parte dell’opinione pubblica.

Insomma, secondo le promotrici dell’iniziativa, la donna rischia ancora di essere presentata come un “essere inferiore”. Al contrario, l’uomo verrebbe definito da Treccani solo con espressioni positive. Aggettivi positivi che invece sono assenti se riferiti alle donne. Per questo i firmatari chiedono a Treccani di eliminare le espressioni ritenute ingiuriose riferite alla figura femminile e, allo stesso tempo, di inserire termini che rappresentino davvero il ruolo che la donna svolge nella società odierna.