L'Università di Shanghai avrebbe chiesto ai propri dipartimenti di ''stilare una lista'' degli appartenenti alla comunità Lgbtq. Nelle richieste dell'università cinese ci sarebbero anche quelle di "trovare informazioni sulle loro condizioni psicologiche", la loro posizione politica, i loro contatti sociali e altri "requisiti rilevanti".

La richiesta - contenuta in un documento fatto trapelare e pubblicato seppur per breve tempo sui social - sta agitando la comunità omosessuale cinese e provocando molta indignazione. L'ateneo di Shanghai intanto non ha confermato né smentito la notizia, diffusa a livello internazionale da The Guardian e ripresa dalle principali testate e agenzie.

La polemica

Il quotidiano britannico The Guardian avrebbe fatto domande sulla questione alla stessa università, la quale però non avrebbe dato risposte, poi - dopo poche ore - la foto della direttiva postata sui social network non è stata più trovata online.

The Guardian ha precisato che ''i tentativi di avere accesso al post originale, conducono a un messaggio di errore''.

La paura dei giovani Lgbtq è che questo tipo di informazioni sull'orientamento sessuale possano essere sfruttate per colpire gli studenti identificati. Peraltro di recente le autorità cinesi avrebbero preso di mira anche dei gruppi di femministe.

I diritti Lgbtq in Cina

La comunità Lgbtq+ cinese ha cominciato ad ''uscire allo scoperto'' nel 2009, anno in cui venne annunciato l'evento con il titolo ''La Cina fa coming out con il suo primo Gay Pride''.

"Shanghai è indubbiamente la città più progressiva e liberale della Cina, ed è una scelta logica che il primo gay pride si tenga qui", diceva all'epoca la co-fondatrice del pride Hannah Miller.

Nella stessa città però, nei mesi scorsi è stato annullato lo Shanghai Pride, la più grande manifestazione dell'orgoglio omosessuale.

Una fonte anonima aveva riportato alla Cnn che gli organizzatori del Pride avrebbero iniziato a essere "vittime di molte pressioni da parte dalle autorità locali". Come loro stessi hanno poi annunciato: "Questa stata una decisione difficile, ma che abbiamo dovuto prendere per proteggere noi stessi e tutte le persone coinvolte.

Sono stati 12 anni grandiosi, siamo onorati di essere arrivati fin qui sensibilizzando e promuovendo la diversità in nome della comunità Lgbtq".

Le manifestazioni avrebbero voluto mostrare che la Cina si stava preparando a diventare un paese aperto e sensibile anche sui temi civili, ma prima l'annullamento delle manifestazioni LGBTQ+ e ora questa presunta direttiva dell'università di ''identificare'' gli appartenenti alla comunità gay, sembrerebbe dimostrare che su queste tematiche, nel paese asiatico, occorra ancora fare molti passi avanti.