Ha fatto enorme scalpore l’opinione del Patriarca russo-ortodosso di Mosca Kirill sulla guerra in Ucraina [VIDEO]. Pur non essendo riconosciuto come patriarca ecumenico di tutta la Chiesa cristiana ortodossa, infatti, Kirill è comunque a capo del più numeroso patriarcato di questa confessione: potrebbe essere considerato l'equivalente ortodosso del Papa cattolico.

Kirill ha definito la Guerra in Ucraina una giusta battaglia contro "le forze del male" del mondo occidentale, identificate nel gay pride. Lo ha fatto in un sermone del 6 marzo scorso, nel quale ha sostenuto che il conflitto fosse necessario per difendere i fedeli dal permissivismo della cultura euro-occidentale.

Soprattutto per quanto riguarda la liceità dei rapporti omosessuali, sostenendo posizioni omofobe che da sempre sono parte della retorica putiniana e dei nazionalisti russi. Il ruolo di Kirill è funzionale alla propaganda "imperiale" di Putin: per esistere e per sopravvivere, l'impero sovietico sognato dal presidente russo ha bisogno di un capo religioso che ne condivida la visione del mondo conservatrice e illiberale e lo scontro con i Paesi occidentali. E Kirill è l'uomo giusto al posto giusto.

Le posizioni estremiste e omofobe di Kirill sono state attaccate da diversi membri della chiesa ortodossa in tutto il mondo: la chiesa ortodossa russa di Amsterdam ha preso le distanze dalle parole del patriarca, chiedendo la scissione dal patriarcato di Mosca.

Anche Papa Francesco, che ha discusso con Kirill in una video call, ha condannato le sue posizioni: "La chiesa non deve usare il linguaggio della politica, ma quello di Gesù", invitando tutti a lavorare per la pace.

Guerra in Ucraina, oltre che con le armi è anche un conflitto religioso

Ha poi esternato una seconda volta il suo parere quattro giorni dopo con una lettera del 10 marzo.

Una missiva ben più importante per quanto riguarda i rapporti interreligiosi. La nota era inviata, infatti, all’organismo principale della chiesa ortodossa. Qualcosa di simile al collegio cardinalizio dei cattolici. Anziché richiedere pubblicamente la fine delle ostilità – come gli era stato suggerito – Kiril ha sostenuto che la responsabilità del conflitto fosse dell’Occidente.

Complici, il capo della chiesa ortodossa ucraina e addirittura il patriarca di Costantinopoli, il “Papa” dell’ortodossia. Chiaramente, una "fake news".

La posizione di Kirill, dunque, pone il dito sulla piaga sui rapporti religiosi intra-ortodossi. Ma come per Putin, anche Kirill ha i suoi dissidenti. Trecento sacerdoti della Chiesa russa non si sono fatti condizionare e hanno rivolto un appello per la pace. Sono state inoltre spedite molte lettere di contestazione dell’operato del Patriarca di Mosca. La piattaforma laica Pravoslavie i mir, che affronta spesso problematiche religiose, si è inoltre pronunciata contro la fantomatica interpretazione della guerra data da Kirill.

Un cambio di orientamento che ha portato Kirill ad appoggiare la guerra in Ucraina

Ciò che stupisce è il cambio di orientamento del prelato russo, rispetto alle sue precedenti posizioni. Il Patriarca di Mosca, infatti, non aveva mai condiviso i pregiudizi dell’ala più intransigente del suo patriarcato verso il mondo occidentale e la Chiesa Cattolica in particolare. Nel 2016, a Cuba, si era anche incontrato con Papa Francesco, in un incontro di riavvicinamento tra le due grandi confessioni cristiane.

Ma sono state proprio queste posizioni aperturistiche che gli hanno attratto critiche soprattutto dall’ala religiosa più vicina a Putin. A ciò si aggiunge l’indebolimento della sua posizione per non aver potuto impedire la scissione della parte ucraina dal suo patriarcato.

Nel 2018, infatti, il consiglio ecumenico della Chiesa ortodossa ha riconosciuto l’autonomia della Chiesa ucraina da Mosca. Ciò ha significato la perdita di un terzo circa dei fedeli. Da allora, gli interessi panrussi di Putin e del patriarcato di Mosca sono finiti per coincidere.

Guerra in Ucraina, per Putin e Kirill va combattuta per la “Santa Russia”

L’ideologia di estrazione teocratica e zarista a cui Putin e i conservatori ortodossi russi si rifanno è quella del “mondo russo” o “Santa Russia”. Secondo tale ideologia esiste un’unica entità etnico-religiosa che comprende i territori russi già sottoposti agli zar. Oltre all’attuale Federazione russa, quindi, anche l’Ucraina, la Bielorussia e altri territori russofoni.

Il mondo russo avrebbe quindi un centro politico a Mosca e un centro spirituale a Kiev (considerata la città madre di tutte le Russie). Dovrebbe parlare un’unica lingua (il russo) ed essere sottoposto ad un solo leader politico (Putin). Di conseguenza anche a un solo patriarcato religioso: quello di Mosca. Ma tale teoria è stata elaborata, sin dall'epoca zarista, a esclusivo uso e consumo della Russia. Oggi è addirittura nutrita anche dalle fake news putiniane con le quali si vorrebbero manipolare anche i media occidentali.

Tentativi di mediazione vaticana per la cessazione delle ostilità

Secondo Regina Elsner, teologa e ricercatrice tedesca, Papa Francesco avrebbe le carte in regola per porsi da mediatore tra le parti politico-religiose del conflitto.

Nessuna delle parti in causa, infatti, ha interesse a inimicarsi la Chiesa Cattolica. Un primo tentativo di distensione, in termini diplomatico religiosi, può essere considerato, in tal senso, il recente “invito alla riflessione” del Segretario di Stato Parolin. Con tale nota l’eminente prelato ha auspicato un ripensamento dei rapporti tra Russia e Occidente che, a suo parere, andava effettuato già ai tempi del crollo del comunismo.

Tale ripensamento, secondo Parolin, non può condurre a una pura semplice accettazione dei modelli del capitalismo occidentale. Ma nemmeno a un categorico rifiuto, sostiene Regina Elsner. Al contrario l’ideologia di base del conservatorismo cristiano ortodosso è contraria ai valori liberali.

Per questo l’Occidente è visto come anticristiano, corrotto e sessualmente sfrenato. Inoltre Putin, con la sua presa di posizione, ha distrutto anche quelle relazioni economico-politiche che aveva stretto nel recente passato. Per questo l’instaurazione di un dialogo con Putin e il Patriarca Kirill – secondo Elsner – è molto difficoltoso anche per Papa Francesco.