L’invasione russa dell’Ucraina ha sconvolto l’equilibrio europeo e mondiale. Il drammatico evento bellico ha generato paragoni con la disputa tra Cina e Taiwan dall'altra parte del mondo: sia Taiwan che l'Ucraina sono democrazie filo-occidentali il cui status quo rischia di soccombere a causa di potenti regimi autoritari.
Taiwan è da oltre 70 anni un rebus internazionale. In realtà, non c'è nemmeno un consenso sul suo nome, visto che ufficialmente si chiama Repubblica di Cina. L'isola copre un'area di 36.000 chilometri quadrati - poco più grande del Belgio - e si trova a circa 200 chilometri da quello che Taiwan stessa considera il maggior pericolo per la sua esistenza e indipendenza: la Repubblica Popolare Cinese.
Qual è la disputa tra la Cina e Taiwan?
La Cina e Taiwan sono protagoniste di un conflitto di lunga data, basato sul fatto che entrambi i governi - a Pechino e Taipei - hanno rivendicato fin dalla prima metà del XX secolo di essere i legittimi esecutivi sovrani di tutti i territori della Cina, compresa Taiwan. Il regime comunista cinese sostiene che si tratti di una provincia “ribelle”, quindi punta a riconquistarla nel lungo periodo.
Il nome ufficiale di Taiwan, Repubblica di Cina, risale alla sua fondazione nel 1911, dopo il crollo dell'ultima dinastia imperiale cinese.
Sotto la guida del Partito Nazionalista, o Kuomintang, il Paese affrontò l'avanzata dell'impero giapponese nei primi anni '30 e poi durante la seconda guerra mondiale, così come il crescente potere dei comunisti cinesi guidati da Mao Zedong.
La Repubblica Popolare Cinese, con capitale a Pechino, fu fondata nel 1949 dopo aver vinto la guerra civile cinese proprio contro le forze del Kuomintang, che dopo aver perso il controllo del continente si ritirarono sull'isola di Taiwan, conosciuta anche con il nome “Formosa”, di origine portoghese.
Una denominazione che risale al XVI secolo, quando l’isola fu avvistata dai marinai portoghesi e segnata sulle loro mappe col nome di Ilha Formosa, “la Bella”.
La Repubblica di Cina, con capitale a Taipei, continua a governare da quel momento l'isola: fino al 1975 il presidente è stato Chiang Kai-shek, ovvero il capo di Stato cinese sconfitto da Mao.
Separate da uno Stretto, da posizioni ideologiche opposte e da conflitti storici, le due Cine - la Repubblica Popolare Cinese e la Repubblica di Cina - da allora coesistono tra le forti tensioni militari e diplomatiche, nonostante condividano tradizioni, cultura e una lingua comune, il cinese mandarino.
Pechino punta a conquistare Taiwan?
La posizione del regime di Xi Jinping si riassume nella politica di “Una sola Cina”, essenziale per intendere le relazioni cinesi con il mondo. Secondo gli assunti di questo principio, qualunque Paese che avesse riconosciuto ufficialmente uno dei due governi non avrebbe più potuto avere relazioni diplomatiche ufficiali con l’altro. Una situazione che ha favorito Taiwan nei primi vent’anni post 1949, quando la Cina comunista era emarginata dal blocco occidentale e isolato da quello sovietico, poi invece è virata in favore di Pechino dall’inizio degli anni Settanta, contestualmente all’apertura diplomatica che il presidente statunitense Richard Nixon decise di accordare al Partito comunista cinese.
La scelta di normalizzare le relazioni tra Stati Uniti e Cina, infatti, diede il via a uno scongelamento politico tra Pechino e il resto del mondo, specie quello occidentale. La legittimità della Repubblica Popolare Cinese è iniziata ad ampliarsi da quel momento.
Taipei e Pechino hanno sempre rivendicato di essere l’unico legittimo governo della Cina, ingaggiando una crisi diplomatica perenne. Il presidente cinese Xi Jinping ha garantito che Pechino non permetterà mai che l'isola diventi formalmente indipendente e ha rifiutato di escludere l'uso della forza, se necessario, per riconquistare l'isola. In molteplici occasioni, negli ultimi mesi, l’aviazione cinese ha sorvolato lo spazio aereo dell’isola.
Taiwan è una democrazia?
Sì. Dopo i primi vent’anni di governo autoritario del Kuomintang, l’isola ha iniziato un processo di liberalizzazione e democratizzazione. A Taipei la legge marziale fu in vigore dal 1949 al 1987: durante tutto questo quarantennio le elezioni politiche erano libere e competitive solo a livello locale. Nel 1989 il Paese si è avviato sui binari di una democrazia compiuta, con la prima elezione dal 1949 dell’Assemblea legislativa nazionale. Dal 1996 è stata introdotta l’elezione diretta del presidente della repubblica. A partire dal 2016 è in carica la presidente Tsai Ing-wen, riconfermata per un nuovo mandato nel 2020 ed esponente del Partito Progressista Democratico. La formazione è tradizionalmente rivale del Kuomintang ed è ancorata ai valori liberali, oltre a sostenere con convinzione l’indipendenza dell’isola dal regime comunista di Pechino.
Sul fronte diplomatico, sono solo 23 i Paesi che attualmente riconoscono in via ufficiale lo stato di Taiwan, tutti gli altri mantengono invece relazioni informali: tra i primi figurano principalmente diversi piccoli stati dell’area oceanica e dell’America centrale e Latina, accanto a quattro stati africani e allo stato del Vaticano, unico in tutt’Europa.
A causa della contrarietà di Pechino, Taiwan è membro solo di pochissime organizzazioni internazionali, come l’Apec e l’Organizzazione mondiale del commercio, dove tuttavia è ufficialmente riconosciuto con il nome di Cina Taipei, denominazione che utilizza anche nel corso delle Olimpiadi. Taiwan non è membro delle Nazioni Unite, vista l’opposizione cinese: membro fondatore nel 1945, perse il seggio nel 1971 a favore della Repubblica Popolare.
Gli Stati Uniti hanno un impegno formale con Taipei per la fornitura di armamenti di difesa e si sono affermati come primo indiscusso partner militare del Paese: Taiwan importa da Washington la quasi totalità dei propri armamenti ed è impegnata con la difesa statunitense in programmi di cooperazione militare e di intelligence. Gli Stati Uniti hanno dimostrato in passato il loro effettivo impegno nel garantire la sicurezza dell’isola e anche in questi giorni hanno continuato a ribadire il sostegno al governo di Taipei, irritando l’imponente vicino.