Il 15 gennaio è stato annunciato il cessate il fuoco tra Israele e Hamas, e la fine dell'invasione e dei bombardamenti sulla Striscia di Gaza. Questo cessate il fuoco è il risultato di negoziati intensi mediati dagli Stati Uniti, dall'Egitto e dal Qatar. È stato concepito per mettere fine a quindici mesi di conflitto tra Israele e Hamas e creare le basi per una pace duratura nella regione. L'accordo, che prevede la fine dei bombardamenti da domenica 19 gennaio, è articolato in tre fasi principali.
Dettagli dell'accordo
L'accordo prevede un piano in tre fasi:
- Scambio di prigionieri e ostaggi:
Questa fase iniziale ha una durata di 42 giorni e prevede uno scambio simbolico e strategico. A partire da domenica Hamas rilascerà 33 ostaggi israeliani, inclusi civili e soldati catturati durante il conflitto. Israele ha assicurato la liberazione di un migliaio di detenuti palestinesi, tra cui non ci sarà Marwan Barghouti, leader della prima Intifada, condannato all'ergastolo.
- Cessate il fuoco:
A partire da domenica Israele sospenderà gradualmente le operazioni militari nella Striscia di Gaza, compresi i bombardamenti aerei e le incursioni di terra. I civili potranno tornare al nord, a quel poco che resta delle loro case. L'esercito israeliano rimarrà comunque nel corridoio Filadelfi, tra Gaza e l'Egitto. Hamas e altre fazioni armate palestinesi interromperanno i lanci di razzi e attacchi contro il territorio israeliano.
Durante questo periodo, è previsto il monitoraggio da parte di osservatori internazionali e l'apertura di corridoi umanitari per il passaggio sicuro di aiuti alla popolazione civile di Gaza.
- Trattative per una tregua a lungo termine:
Il cessate il fuoco servirà come preludio a negoziati più ampi e complessi, volti a stabilire una tregua permanente: Israele e Hamas discuteranno la possibilità di una cessazione definitiva delle ostilità. Dovranno essere definite le condizioni politiche, tra cui la fine del blocco su Gaza da parte di Israele, l'apertura dei confini per il commercio e la libera circolazione, e la rimozione di restrizioni economiche. La comunità internazionale, guidata da Stati Uniti, Unione Europea e Paesi arabi, contribuirà con ingenti fondi per la ricostruzione delle infrastrutture distrutte a Gaza City e in tutta la Striscia.
Reazioni internazionali
Il presidente degli Stati Uniti, Joe Biden, agli sgoccioli del suo mandato, ha accolto con favore l'accordo, e ha sottolineato ora, l'importanza che a gaza arrivi assistenza umanitaria.
Anche il presidente eletto, Donald Trump, ha espresso il suo sostegno: è stato il primo a dare la notizia, sul suo social Truth, e si è intestato il merito dell'accordo.
L'Unione Europea ha promesso, per bocca della sua portavoce Eva Hrncirova, 120 milioni di euro in aiuti (sotto forma di cibo, medicinali, infrastrutture e rifugi) per la ricostruzione della striscia di Gaza, bombardata intensamente per 15 mesi.
Il governo italiano ha accolto con favore l'annuncio dell'accordo. L'Italia ha espresso l'auspicio che tutti gli ostaggi possano finalmente tornare alle loro famiglie e ha sottolineato l'importanza di aumentare l'assistenza umanitaria alla popolazione civile di Gaza. Inoltre, l'Italia si è dichiarata pronta a contribuire alla stabilizzazione e ricostruzione di Gaza, con l'obiettivo di consolidare permanentemente la cessazione delle ostilità e rilanciare un processo politico verso una pace giusta e duratura in Medio Oriente, basata sulla soluzione dei due Stati.