Questo giovedì 27 febbraio 2025, la magistratura italiana ha scioperato per protestare contro la riforma della giustizia proposta dal governo Meloni. La mobilitazione, organizzata dall’Associazione Nazionale Magistrati (ANM), ha coinvolto tribunali, corti d’appello e procure in tutta Italia, con un’adesione che avrebbe sfiorato l’80%.

L’oggetto principale della protesta è la separazione delle carriere tra giudici e pubblici ministeri, un tema che da anni divide politica e magistratura. Secondo l’ANM, la riforma minaccia l’autonomia del potere giudiziario, rischiando di influenzare negativamente il principio della terzietà del giudice e l’equilibrio costituzionale tra i poteri dello Stato.

Le ragioni dello sciopero: perché i magistrati protestano?

L’ANM ha più volte espresso preoccupazione per l’iter della riforma, sottolineando che la separazione delle carriere, se approvata, potrebbe compromettere l’indipendenza della magistratura.

La proposta prevede che giudici e pubblici ministeri seguano percorsi professionali distinti sin dall’ingresso in magistratura, eliminando quindi il passaggio da una funzione all’altra, attualmente consentito.

Secondo i magistrati, questa misura rischia di rendere i pubblici ministeri più vulnerabili a pressioni politiche, alterando l’equilibrio tra accusa e difesa nei processi. Il presidente dell’ANM, Cesare Parodi, ha dichiarato: Questa riforma non serve a migliorare la giustizia, ma rischia di renderla meno indipendente.

Noi non difendiamo privilegi, ma il diritto dei cittadini a un sistema equo e imparziale".

Oltre alla separazione delle carriere, i magistrati contestano anche la revisione del Consiglio Superiore della Magistratura (CSM), che introdurrebbe un sistema di sorteggio per la selezione dei membri, riducendo il peso del voto interno alla magistratura.

Manifestazioni in tutta Italia: i principali eventi

Le proteste si sono svolte in 29 città italiane, con assemblee pubbliche, incontri con i cittadini e presidi simbolici davanti ai tribunali.

A Roma centinaia di magistrati si sono riuniti in Piazza Cavour, davanti alla Corte di Cassazione, per un flash mob in cui hanno indossato la toga e mostrato copie della Costituzione.

Successivamente, presso il Cinema Adriano, si è tenuto un dibattito aperto con giuristi e rappresentanti della società civile.

A Milano all’interno del Palazzo di Giustizia, si è svolto un incontro pubblico dal titolo “Giustizia e democrazia: quale futuro?”, con la partecipazione di avvocati, magistrati e docenti universitari.

A Napoli magistrati e avvocati si sono ritrovati in Piazza del Plebiscito per una marcia silenziosa fino al Tribunale, dove si è tenuta una conferenza sulla separazione delle carriere.

A Palermo i giudici hanno organizzato una lettura collettiva della Costituzione nell’aula magna della Corte d’Appello, ribadendo l’importanza dell’indipendenza della magistratura.

L’adesione allo sciopero è stata alta, vicina all'80%, con la sospensione di numerose udienze e un rallentamento delle attività giudiziarie in molti tribunali.

La risposta del governo e le reazioni politiche

Il governo ha risposto alle proteste con un’apertura al dialogo. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, ha dichiarato: “Comprendiamo le preoccupazioni della magistratura, ma il nostro obiettivo è garantire un sistema giudiziario più efficiente e vicino ai cittadini. Siamo pronti a discutere modifiche, ma la separazione delle carriere resta un pilastro della nostra riforma".

Nel frattempo, le opposizioni si sono schierate a favore della protesta. Il Partito Democratico e il Movimento 5 Stelle hanno criticato la riforma, definendola un tentativo di limitare l’autonomia della magistratura.