Mentre la coltre di fumo sembra essersi dispersa dopo l'incendio che ha devastato il Terminal 3 dell'Aeroporto di Fiumicino, si delinea più chiaramente la causa che lo potrebbe aver provocato. Nella notte tra mercoledì e giovedì scorso, infatti, le fiamme sarebbero partite da un condizionatore portatile posizionato in una stanza riservata e adiacente al bar dal quale è stato dato l'allarme.
Secondo gli investigatori, dunque, le fiamme si sarebbero propagate con molta facilità, percorrendo l'impianto elettrico che si dirama nel controsoffitto del Terminal.
Al momento, si indaga per incendio colposo contro ignoti. Diversi i negozi distrutti, grandi firme tra cui Ferrari e Bulgari, ma anche Chanel e Burberry o Gucci. Un effetto a cascata, quello dell'incendio, poiché mette a rischio almeno 100 posti di lavoro. Starebbero già per partire le prime lettere di licenziamento.
Ma a rischio è anche e soprattutto la salute degli addetti dello scalo. Questi, infatti, lavorano alacremente da giorni indossando mascherine pur di garantire un ritorno alla normalità in tutto l'aeroporto. E, soprattutto, diminuendo i disagi che hanno travolto i passeggeri in partenza e in arrivo nello scalo romano. Paura, dicevamo, per la salute di quanti lavorano a causa della ormai appurata presenza di amianto tra le macerie cadute a seguito dell'incendio.
Sulle diverse pagine dei social network, dedicate a quanti lavorano presso l'aeroporto, sono numerose le denunce di chi lavora a stretto contatto con una delle cause più concrete di morte per cancro. Un pericolo per chiunque transiti nello scalo ad oggi dichiarato "bonificato" e, quindi, agibile per le normali procedure.
Non è certo una mascherina a scongiurare il pericolo, ricordiamolo.
Come ricordiamo che, tra quanti lavorano presso lo scalo romano, ci sono anche mamme che allattano. Tuttavia, a nulla servono le voci, spesso urlate, di quanti temono per se stessi e per i colleghi e i passeggeri. Tutto sarebbe "sotto controllo", a quanto pare. Nausee, vomito, lacrimazioni degli occhi e odore asfissiante e insopportabile, quindi?
Mancano certezze. E, purtroppo, manca la tutela del lavoratore. Manca una corretta informazione, che non lasci chi opera nell'aeroporto solo e con un sorriso nascosto da una mascherina. Un sorriso sempre cordiale, ma carico di tensione e di timori. Manca, forse, una corretta opera di bonifica del terminal 3 e, alla luce dei fatti, anche degli altri. Manca l'interesse, da parte di tutti, di fare cortina contro un'assente tutela nei confronti di chi, all'interno, di Fiumicino trascorre la maggior del tempo della propria vita. Manca di sapere effettivamente se la precarietà non sia solo quella di un contratto ma, a quanto pare, anche quella dell'aria che si respira. Sebbene filtrata da una mascherina che nulla può, se non nascondere la minaccia, la paura. Ma sempre con un sorriso cordiale.
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