È partita domenica 10 maggio presso la Festa Nazionale dei Vegani, la nuova iniziativa che, sul territorio di Roma, vede e vedrà impegnati i Radicali Ecologisti, associazione ambientalista facente parte della galassia radicale. Gli obiettivi sono due, ovvero un futuro certo per cani e gatti a seguito della chiusura di canili e gattili nella Capitale, oltre a misure più stringenti sulla caccia. Per perseguire tali finalità, i radicali hanno scelto ancora una volta la via popolare presentando ai cittadini un pacchetto di interrogazioni, denominato "interroghiamo Marino", per il quale è partita quest'oggi la raccolta delle firme.
Nel mirino degli EcoRadicali sono finiti i canili e i gattili o, meglio, cosa succederà dopo la loro chiusura: infatti, si osserva nell'interrogazione pubblicata anche sul sito dell'associazione, che dal 22 maggio ne è stata disposta la chiusura in quanto non ritenuti a norma ma, domandano i radicali, "che fine faranno cani e gatti"? Una risposta già c'è, dato che nella delibera dello scorso maggio se ne dispone il trasferimento presso strutture private. Le spese sostenute sono stimate in 150 mila euro per il pregresso, con proiezione di circa 2,2 milioni all'anno solo per il trasferimento dei circa 500 cani da sistemare. Le spese stimate, già esorbitanti, si riferiscono unicamente ai cani e i soldi già sborsati dal Comune sono serviti solo per 67 di questi che, al momento, costano sei euro al giorno dal momento in cui si trovano in strutture private.
Tutte spese alle quali si dovranno aggiungere gli ammortizzatori sociali, da garantire ai 106 dipendenti licenziati da canili e gattili. Non mancano riferimenti al futuro, come la questione dei bandi scaduti, il criterio di assegnazione degli animali ai privati e la necessità di adempiere alla norma che impone a ogni comune di realizzare canili e gattili pubblici.
Gli oltre due milioni di euro da destinare al trasporto di cani e gatti in strutture private, dunque, possono essere usati per mettere a norma le strutture esistenti, secondo quanto proposto nel testo.
La seconda interrogazione mira a ottenere quanto meno chiarezza, se non la sospensione, sui permessi che il sindaco Marino rilascia a residenti e non, per introdurre armi nella Riserva naturale del Litorale Romano, col fine di porre in essere pratiche venatorie.
Il tutto in un'area frequentata da romani e turisti, per di più dove vigerebbe un divieto di caccia, aggirabile per cinque anni da chi possiede il permesso. Il tutto, oltre a generare degrado e l'impatto ambientale che le armi determinano per definizione col piombo, ha portato a un esponenziale aumento del bracconaggio.
La politica radicale torna fra i cittadini e torna a parlare di tematiche ambientali o connesse al benessere animale (come recentemente fatto sempre a Roma anche da Parte in Causa, assieme al comitato per i circhi senza animali, con la proposta di delibera in materia) in una stagione dove tali sensibilità stanno provando a emergere a Torre Argentina anche con nuove idee e iniziative concrete, nel solco di quell'eco-animalismo che è da sempre parte integrante della storia radicale.