Possiamo ricavare dai principali quotidiani italiani i dati sul numero delle presenze di campi nomadi e di persone rom presenti a Roma. Ovviamente, i dati per la capitale, come per quelli di tutte le altre città italiane, non possono essere precisi, dal momento che di certo non si tratta di persone facili da censire.

A Roma si stima appunto che siano 10mila i rom presenti, dei quali il 70% circa dimoranti in strutture conosciute e riconosciute, mentre il 30% in strutture abusive, per un totale di quasi 20 campi nomadi (ma nella capitale esistono anche delle case famiglia che li ospitano, periodicamente o in maniera abituale).

La spesa totale annua per questa tipologia di insediamenti è di 23 milioni di euro.

Abbiamo poi sempre a disposizione il dossier dell’Associazione 21 Luglio (un’organizzazione non profit impegnata nella promozione dei diritti delle comunità rom e sinti in Italia, principalmente attraverso la tutela dei diritti dell’infanzia), che seppur datato circa un anno fa, ci presenta dati sempre molto attuali. Secondo questo rapporto ci sarebbero circa 180mila rom e sinti in Italia (su 6 milioni nell’Unione Europea). La metà ha la cittadinanza italiana ed i due terzi di loro abita ormai in case tradizionali. L’allarme vero, però, riguarda la minoranza che ancora vive in strutture provvisorie. Camper, roulotte o container, nel migliore dei casi.

Baracche autocostruite di compensato e lamiere, il più delle volte.

A Roma però chi abita in strutture così provvisorie spesso genera paura, rabbia, intolleranza nei cittadini italiani. Tanto da suscitare proteste, anche se l'ultima iniziativa, quella di una lunga marcia appunto contro i campi nomadi a Roma di sabato scorso, si è rivelata un enorme flop.

Nonostante decine di comitati e associazioni provenienti dai quartieri delle periferie romane avessero dato la loro adesione più o meno ufficiale, poche decine di persone si sono presentate poi effettivamente nel ritrovo di Piazza dell'Esquilino e così la marcia non è neanche partita.

SGOMBERARE E CHIUDERE DEFINITIVAMENTE CAMPI ROM

Non c'è se e non c'è ma i campi rom, soprattutto quelli abusivi, quelli in cui non si vive rispettando le regole della nostra città, non devono esistere. Vanno sgomberati subito. Non si possono tollerare zone franche in cui la legalità è un qualcosa di sconosciuto. Così come non si può più tollerare la nuova forma di schiavitù a cui vengono costretti i bambini rom. Roma ha speso 27 milioni di euro per la scolarizzazione dei rom ma 9 bambini su 10 non sono mai andati a scuola. Bisogna occuparsi di questi bambini come ci si occuperebbe di qualunque altro bambino nelle stesse condizioni cresciuto in una famiglia non rom e non sinti. Si deve togliere la patria potestà ai genitori che mandano i loro figli a fare accattonaggio invece che mandarli a scuola. Con una famiglia italiana ci comporteremmo così, lo stesso principio va applicato alle famiglie rom. Perché questa è Roma e qui le regole si rispettano.

Ora alla vigilia delle elezioni comunali di Roma, in tanti tra partiti, movimenti e candidati promettono la rimozione dei campi nomadi, specie quelli abusivi, della capitale, ma è una promessa vana che va avanti da troppi anni e troppe campagne elettorali.

Uno dei più grandi sotenitori dello sgombero dei campi nomadi è senz'altro il movimento "Noi con Salvini", con lo stesso leader della Lega Nord che proprio oggi si è recato insieme ad Irene Pivetti al campo rom di Via Candoni, per accompagnare un appuntamento elettorale della candidata a sindaco di Roma Giorgia Meloni. Insulti, fischi e contestazioni pesanti da parte dei romi nei suo confronti, come era prevedibile, in una zona presidiatissima dalla polizia.

Dalla versione online del quotidiano Repubblica, apprendiamo che Matteo Salvini avrebbe risposto agli insulti con 'diti medi' e riprendendo i suoi contestatori con lo smartphone, mentre inviava loro ironicamente dei baci con la mano.