Il Centro storico di Roma è una fonte primaria di valuta pregiata per l'economia della città eterna e anche per quella nazionale; ma negli ultimi anni è stato invaso da centinaia di minimarket, che di fatto rientrano nella tipologia dell'esercizio di vicinato, detenuti da esercenti stranieri, e sui quali per carenze di organico, non sono stati effettuati tutti i dovuti controlli. Tanto è vero che diversi non hanno neanche la Scia. È del 10/04/2017 l'ultimo caso noto, riportato da Repubblica, secondo cui la polizia locale di Roma Capitale ha posto i sigilli a uno di questi esercizi, abusivo, all'Esquilino, e sequestrato 4 quintali di alimenti, di origine asiatica, cinese e africana, scaduti.
Non solo, ma da quanto riferisce Repubblica, il locale stesso di vendita non rispettava le più elementari regole igienico - sanitarie.
Questo è un esempio di ciò che potrebbe accadere, e in alcuni casi accade, in una location, appunto il Centro Storico, che lo ricordiamo, è salvaguardata dall'Unesco, l'organizzazione delle Nazioni Unite per la Scienza e la Cultura.
Ecco perché, come ha dichiarato l'assessore al commercio del Comune di Roma, Adriano Meloni intervistato da Il Messaggero "entro fine mese porteremo in giunta il nuovo Regolamento per la riqualificazione delle attività commerciali della Città storica".
Gli ostacoli da affrontare e le possibili soluzioni
Stando alle parole dell'assessore Meloni, un primo e non trascurabile ostacolo è il tempo, in quanto alla fine del mese mancano poco più di quindici giorni e il nuovo Regolamento è ancora tutto da scrivere.
Ma volendo ci si può riuscire.
Un altro ostacolo riguarda la regolamentazione dell'esistente. Se infatti, è pacifico, che il nuovo Regolamento si applicherà senza dubbio alle nuove attività da subito, non si può dire la stessa cosa, per tutte le altre, e dovrebbero essere più di mille, che sono in regola con la normativa precedente.
Di conseguenza, sarebbe nelle intenzioni dell'assessore Meloni, onde evitare, come è facile immaginare, una valanga di ricorsi, di concedere agli esercizi attuali, un periodo di transizione. Tale periodo, ancora da stabilire, come del resto il Regolamento, secondo le ipotesi formulate dall'assessore potrebbe aggirarsi sui 3 anni.
In tale periodo gli esercizi esistenti dovrebbero modificare la loro offerta merceologica, passando da prodotti comuni a prodotti di qualità, come ad esempio, quelli dotati della denominazione Igt, Doc, Dop, e simili. Dovrebbero adeguare i locali al rispetto delle norme igienico - sanitarie e di decoro. Chi non rispettasse queste disposizioni potrebbe vedersi non rilasciare la nuova licenza o il rinnovo di quella in essere.
Staremo a vedere come finirà.