Una cosa è certa: Spelacchio passerà alla storia. È l’unico albero di Natale a cui è stato attribuito un nome proprio. Giunto nella Capitale malandato e con la chioma rada, ha messo d’accordo tutti i romani (e forse anche extra romani). Nessun dubbio, nessuna protesta, nessuna proposta alternativa alla scelta del nome ideato dal giornalista e scrittore Vittorio Zucconi: "Spelacchio". Basta la parola. Anche questo è un record.

Dal suo arrivo a Piazza Venezia, è entrato nel dibattito politico cittadino sull'operato dell'Amministrazione pubblica in maniera più incisiva di quanto non abbia fatto il debito pubblico preoccupante, il problema della spazzatura o quello del trasporto pubblico compreso l’ennesimo slittamento del collegamento a San Giovanni fra la metro C e la metro A rinviato di circa un anno dal primo annuncio.

Spelacchio, ti amiamo per come sei

L’addobbo di Spelacchio ha rafforzato il sentimento collettivo suscitato nei cittadini, che va dalla tristezza alla compassione, passando per tutte le sfumature affettive. Alcuni lo hanno definito triste; altri lo hanno paragonato al contesto storico-politico della città; altri ancora hanno provato subito tenerezza per lo stato di salute cagionevole; molti altri ci si sono affezionati da subito. Mai nessuno, però, ha osato invocare la sostituzione di quell’abete.

Il gran senso di tolleranza che contraddistingue i romani abituati a muoversi nella giungla quotidiana della città li ha portati ad accettare subito quell'albero sin dalla sua prima apparizione. Insomma, lo si accetta e lo si ama per quel che è.

Anzi. Si tratta del primo albero di cui si compiange, senza eccezione alcuna, la morte “clinicamente accertata”, aprendo il dibattito solo sul momento del decesso: chi lo colloca alla fase del taglio e chi all’inequivocabile aspetto scheletrico nonostante i fili, le palle e le luci.

È l’unico abete della storia che mette d’accordo la critica negativa degli ambientalisti con quella dei non ambientalisti: i primi, perché si dispiacciono dell’uccisione di un essere vivente; i secondi, perché si dispiacciono di eventuali soldi buttati su cui il Codacons (associazione dei consumatori) ha deciso di chiedere conto.

Anche la crisi di un abete può rappresentare un'opportunità

Finirà che Spelacchio, con tutto questo gran parlare, diventerà un’attrazione turistica, una salma di vegetale a cui rendere omaggio e in grado di aumentare ancora di più il flusso dei visitatori nella Città Eterna. E allora sì, che il simbolo pagano del Natale meriterebbe, per assurdo, anche una degna sepoltura, magari in un tempio di origine pagana, che magari ospita già alcune tombe. Magari il Pantheon. O no?