In commissione Affari sociali c’è stato voto unanime per l’emendamento al decreto staminali che dà via libera alla sperimentazione di terapie avanzate a base di cellule staminali mesenchimali promossa dal ministero della Salute avvalendosi di Aifa, Iss e Cnt (stessa terapia usata con il metodo Stamina del professor Vannoni).

Tre milioni di euro, vincolati nel Fondo sanitario nazionale, saranno stanziati per la sperimentazione.

Tale emendamento istituisce anche un osservatorio per il monitoraggio atto a garantire la sicurezza dei pazienti.

Pierpaolo Vargiu (presidente e relatore della Commissione Affari sociali della Camera) ha così commentato: “Abbiamo voluto consentire la possibilità di fare una sperimentazione clinica con le staminali, e in questo caso a Stamina Foundation.

Ma con un unico paletto: ciò che danno non deve essere nocivo ai pazienti. Dal mio punto di vista è andata bene perché avevamo di fronte un tema delicato, complesso, che colpisce tutte le sensibilità. Per noi non era facile, dovevamo tenere conto anche dell’intervento del Senato e dovevamo compendiare varie esigenze. Non dimentichiamoci – conclude – che il nostro datore di lavoro sono i pazienti e le famiglie”.

In riferimento Davide Vannoni (presidente di Stamina) ha dichiarato che: “bisogna capire che tipo di laboratori attueranno la stessa sperimentazioni. Se si dovesse trattare di laboratori farmaceutici, allora Stamina non può attuarla perché la nostra metodica non può entrare in questi laboratori”.

Vannoni giudica le modifiche apportate al decreto una «sconfitta» poiché tutto «sembrerebbe ricondotto alla sperimentazione nell’ambito della produzione di farmaci».

«Il Senato, chiarisce Vannoni, ha già previsto una sperimentazione della terapia, fatta con tutti i protocolli e in più ospedali italiani significa fermare totalmente la nostra metodica».

Nei laboratori farmaceutici infatti, secondo Vannoni, sono richiesti requisiti tecnici e metodologici non utilizzati dal protocollo Stamina. In questi termini dunque, afferma, la sperimentazione diventa «inapplicabile».

Intanto in piazza Montecitorio alcuni manifestanti con palloncini azzurri e una piccola bara bianca, hanno manifestato creando anche attimi di tensione.

Tra loro, anche il papà della piccola Sofia che ha dichiarato: «Il rischio è che riportando la sperimentazione sotto il controllo dell’Aifa, le cure in atto possano risultare “illegali” ed essere sospese. Sofia sta maglio, ha fatto la seconda infusione il 14 marzo. Per noi però si tratta della prima, perché dopo quella che aveva fatto a novembre la cura è stata interrotta troppo a lungo. È necessario infatti fare 5 infusioni in un anno, una ogni due mesi. Il nostro timore non è per il presente, ma per il futuro».