Un male silente, improvviso e letale, da cui tutti possono essere colpiti. Si tratta del maledetto infarto: l’arresto cardiaco non conosce difatti fasce di età, genere e/o condizione sociale. È un male tra i più fatali e diffusi al mondo: è una patologia che agisce subdolamente, colpisce solo con un brevissimo preavviso. In realtà, prima di folgorare la vittima lancia dei segnali, ma non tutti sono capaci diintercettarli perrecarsi al nosocomio più vicino. Inoltre quasi metà degli infarti è di natura silenziosa, cioè avviene in modo asintomatico, incrementando la possibilità di decesso del paziente se esso 'sfugge' alla cura poiché il suo infarto non è riconosciuto neanche a posteriori, nel corso di un elettro-cardiogramma o di un controllo cardiologico.
Gli esiti della ricerca statunitense.
Questo è ciò che viene fuori da uno studio apparso sulla rivista scientifica ''Circulation'' e coordinato da Elsayed Soliman presso il Wake Forest Baptist Medical Center situato a Winston-Salem (Carolina del Nord, USA). Stando allo studio citato quasi la metà degli infartuati, cioè circail 45% per cento, subisce l'infarto silente che avviene senza i classici sintomi correlati all'evento. Gli studiosi americani hanno esaminato per vari anni le condizioni cardiovascolari di un gruppo composto da 9.500 persone, scelte per effettuare uno studio sull’aterosclerosi. Dai risultati è emerso che 317 partecipanti hanno subito un infarto silenzioso, mentre 386 hanno avuto un attacco cardiaco accompagnato dai tradizionali sintomi clinici quali dolore toracico, fiato spezzato e sudore freddo.
Sempre secondo questo studio, l'infarto silente è più frequente tra gli uomini ma più pericoloso per le donnee triplica le potenzialità di decesso per motivi cardiaci, incrementando del 33 per cento il rischio di morte per qualsiasi causa.
I fattori di rischio.
Comunque, l'infarto con assenza di segnali è pericoloso come un normale attacco di cuore, anzi può esserlo ancora di più in assenza di un riconoscimento a posteriorise l'individuo non viene curato come accade per un paziente reduce da infarto riconosciuto, né gli viene comunicato di ridurre i fattori di rischio, ossia sigarette, obesità, diabete, pressione arteriosa alta e colesterolo alto.
Infine, lo studio americano pone in evidenza un altro aspetto: si può essere colpiti da infarto anche in giovane età. Sino ad ora questa fascia d’età è stata poco considerata, tuttavia adesso notiamo molti più casi legati a motivazioni quali consumo di droghe, bere alcol, fumo, cattiva alimentazione e stress per uno stile di vita precario.
Si tratta di cause su cui si può intervenire attraverso la prevenzione, sempre che si inizi da subito mantenendo costantemente le buone abitudinicheincidono positivamente sulla propria Salute individuale.