Negli uomini che dormono per molte o poche ore rispetto alla media, può insorgere un maggior rischio di sviluppare il diabete, secondo un nuovo studio pubblicato sulla rivista "Journal of Clinical Endocrinology & Metabolism".

In Italia, stando a quanto riportato dallaSocieta Italiana Diabetologia (SID),i diabetici nel 2015 erano circa 5 milioni, più del doppio di 30 anni fa, con una prevalenza della malattia sulla popolazione totale di circa 8,1%. Nel nostro Paese, annualmente il Servizio sanitario nazionale spende circa 15 miliardi di euro, il 90% dei quali servono per la gestione delle complicanze della patologia, e il restante 10% copre il costo di cure standard per ildiabete.

Dunque, per il Servizio sanitario nazionale si tratta diuna patologia molto costosa, che comporta una spesa sanitaria pro-capite annua -nelle persone affette dalla malattia-più alta del doppio rispetto a quella prevista per i non diabetici.Il diabete di tipo 2 èla forma più comune della malattia, che si presenta quando l'organismo non è in grado di utilizzare l’insulina in modo efficace. Il diabete di tipo 1, invece, si verifica nei casi in cui il corpo non riesce a produrre insulina.

L’insulina è un ormone prodotto dalle cellule beta del pancreas, che trasporta il glucosio dal sangue nelle cellule del corpo, dove viene utilizzato per produrre energia. Se queste cellule non sono in grado di produrre abbastanza insulina, o se l'organismo non risponde correttamente all’ormone, questo si traduce in alti livelli di glucosio nel sangue.

I fattori di rischio che favoriscono lo sviluppo della malattia

Sia l’obesità che una vita troppo sedentaria sono due fattori che aumentano i rischi di contrarre la malattia. Nella recente ricerca,l’autore Femke Rütters PhD (Philosophy Doctor) e i colleghi del VU medical Centre di Amsterdam, hanno cercato di comprendere se la durata del sonno influisce o meno nello sviluppo del diabete.

Nel corso degli ultimi 50 anni, la durata media del sonno per gli individui è diminuita tra 1,5 e 2 ore. Lo studiosi è soffermato sul tempo dedicato al riposo come fattore di rischio, prendendo in esame788 persone. I ricercatori, in particolare, si sono soffermati su un sottogruppo che ha preso parte allo studio europeo inerente il rapporto tra la sensibilità all’insulina e le malattie cardiovascolari.

(EGIR – RISC): si tratta di adulti sani, di età compresa tra i 30 e i 60 anni, reclutati da 19 centri di ricerca in 14 paesi europei.

Gli studiosi hanno misurato il sonno dei partecipanti ogni notte e l’attività fisica, utilizzando un accelerometro ad asse singolo, un dispositivo per monitorare il movimento.Per valutare il rischio di diabete hanno fatto uso di un dispositivo chiamato Hyperinsulinemic-euglycemic clamp, per misurare l’efficacia del corpo ad utilizzare l’ormone dell’insulina.

Lo studio ha provato che gli uomini che dormono meno o più di 7 ore, presentano una probabilità più alta di avere una ridotta capacità di elaborare lo zucchero, rispetto a coloro che hanno dormono in media 7 ore.

I soggetti risultati alledue estremità del campione hanno riportatolivelli più alti di zucchero nel sangue, rispetto a coloro i quali dormono mediamente 7 ore.

Il rischio di diabete femminile non può essere influenzato dal sonno

Come rilevato dai ricercatori, nessuna di tali associazioni è stata individuata tra le donne.Anzi, lo studio ha mostrato un effetto opposto nel genere femminile. Il team ha scoperto che le donne che dormono meno o di più di 7 ore a notte, sono più sensibili a rispondere all’insulina, rispetto a quelle che riposano in media 7 ore. Le donne che dormono meno o più di 7 ore, hanno migliorato perfino la funzione delle cellule beta.Questo suggerisce che il sonno perso, nel mondo femminile, non è un fattore di rischio per lo sviluppo del diabete.Dai risultati della ricerca traspare, dunque, l'importanza della qualità del sonno, soprattutto per la salute degli uomini.