In alcune regioni è stata già attivata una carta prepagata da poter utilizzare unicamente presso farmacie e parafarmacie. Si tratta delle seguenti zone: Umbria, Toscana e Lombardia. La prima vera card per celiaci arriva dalla Basilicata ed è il frutto della volontà di allargare la distribuzione nonché la commercializzazione dei prodotti senza glutine, dando la possibilità di stipulare convenzioni per la vendita dei relativi prodotti. San Marino, invece, è stata sede di una serie di incontri volti all'approvazione di un progetto sul riconoscimento della celiachia quale patologia sociale.

L'ingresso delle varie card è conseguenza di un particolare decreto del 20 luglio, in virtù del quale gli alimenti senza glutine fanno parte del Registro degli alimenti erogabili dal Servizio sanitario.

Basilicata: come funziona la card prepagata per celiaci?

Nella regione Basilicata, la card prepagata, sarà ricaricata con una cadenza trimestrale da parte dell'azienda sanitaria. La somma mensile sarà variabile ed è in stretta correlazione con i requisiti oggettivi e soggettivi dei beneficiari; la somma oscillerà da un minimo di 43 euro ad un massimo di 140. La proposta divenuta realtà è da attribuirsi all'assessore delle Politiche della Persona, Flavia Franconi. La card in oggetto consente di procedere al ritiro dei prodotti senza glutine in tutto il territorio nazionale, ma solo presso i luoghi convenzionati.

I risultati dei dati riguardanti le statistiche testimoniano un aumento del numero dei celiaci in Italia; ad essere colpite sono maggiormente le donne. Nel nostro Paese ci sono ben 600mila celiaci.La percentuale maggiore risiede nel Nord Italia per scendere progressivamente nelle isole, ove si segnala la presenza pari all'11%.

In virtù di ciò, il Ministero della Salute, rende noto che la celiachia non può più essere considerata una malattia rara, bensì è meritevole di essere considerata una patologia cronica a tutti gli effetti. La notizia potrebbe essere foriera di nuovi cambiamenti e soprattutto di più agevolazioni per chi affetto da tale patologia ha fino ad ora speso di più per gli alimenti rispetto a chi non ne soffre.