Dalla discussa questione dell’eutanasia agli infiniti interrogativi inerenti alla crionica, tecnica negli ultimi giorni particolarmente in auge per il caso inglese che ha fatto il giro del mondo, l’essere umano sembra sempre più propenso a farsi artefice del proprio destino e a infrangere i confini spazio temporali, anche con la consapevolezza di andare incontro all’ignoto. Cos’è la crionica? Nata con l’obiettivo di preservare e conservare, in questo caso, uomini con gravi malattie che la medicina odierna non riesce a tenere in vita, con la speranza che in futuro ci siano delle tecniche adeguate per l’inversione del trattamento, la crionica consiste nel raffreddamento del corpo solo dopo l’accertamento della morte legale.
Secondo la crionica, nel post mortem il corpo deve essere raffreddato con il ghiaccio, si ristabilisce la pressione sanguigna e si somministrano farmaci per evitare il deterioramento dei tessuti. Successivamente il sangue viene drenato e rimpiazzato con soluzioni crioprotettive, ovvero sostante antigelo, e il corpo viene ibernato ad una temperatura di -196° e conservato in recipienti cilindrici colmi di azoto liquido. Il futuro incerto. In realtà tra gli esperti in materia ancora non è chiaro come in futuro la criopreservazione possa essere invertita e, quindi, come i corpi possano essere risvegliati.
Cos'è la crionica?
Questa 'scienza' nasce e si fonda su tre ipotesi speculative e apparentemente semplici: la memoria, l’identità e la personalità dell’individuo rimangono nelle strutture cellulari del cervello anche nel post mortem; nel futuro la scienza progredirà e sarà possibile riportare in vita gli individui; nella criopreservazione le strutture cerebrali interessate alla conservazione della memoria non vengono intaccate in modo irreversibile.
I contro. Se il processo ibernazione può essere avviato solo nel post mortem e, perciò, quando il cuore ha cessato di battere, è inevitabile che si verifichino dei minuti di ischemia e quindi di mancato afflusso di sangue sia al cervello che ad altri tessuti per il quale, stando alle attuali tecnologie, non è possibile la resurrezione.
Altri danni ai tessuti potrebbero essere causati dalla temperatura dell’acqua nelle cellule. L’acqua, a -196°, ghiacciandosi aumenterebbe di volume e provocherebbe lo scoppio delle cellule stesse. Per la risoluzione di quest’ultima problematica è stato proposto di portare la temperatura da -196° a -140°, e così dovrebbero verificarsi danni minori.
Gregory Fahy, responsabile della ricerca alla 21st Century Medicine, azienda specializzata in conservazione di cellule, tessuti e organi, ha spiegato a Focus: “Quando all’acqua vengono aggiunte sostanze chimiche, il punto di congelamento si abbassa". E aggiunge: “Ho pensato di portare questo concetto alle sue estreme conseguenze: se quasi tutta l’acqua viene sostituita, un tessuto non congelerà anche se viene raffreddato fin quasi allo zero assoluto”.
Quest’ultimo sarebbe un altro metodo che arginerebbe il problema. Dove. Si chiama Timeship e sorgerà in Texas, a Comfort, la struttura che praticherà questa “scienza” e ospiterà 50mila corpi 'deanimati'. Altre strutture, invece, sono già attive negli Usa e in particolare in Michigan, dove si trova il Cryonics Institute di Clinton Township, e in Arizona, dove si trova l’Alcor Life Extension che attualmente ospita 146 corpi e con il quale già un migliaio di persone, tra cui tre italiani, hanno già stipulato un contratto per il futuro.
In Russia è in attività la Kriorius di Sergiev Posad che ospita 51 persone e 19 animali. Ancora una volta, cartoni come Futurama hanno davvero dato un assaggio di un futuro improbabile e di una realtà quasi fantascientifica? Per saperlo sarà necessario attendere un altro po' di anni.