Una vera e propria contaminazione da Escherichia Coli quella emersa da uno studio effettuato sui polli freschi venduti nei principali supermercati inglesi.
L’indagine governativa promossa dal Dipartimento per l’Ambiente, l’Alimentazione e gli Affari Rurali, e dalla sanità pubblica della Gran Bretagna, evidenzia infatti che 2 polli su 3 risultano contaminati da un ceppo del terribile virus dell’Escherichia Coli, ovvero il 78% del pollo fresco venduto nelle maggiori catene della grande distribuzione.
All’origine del contagio gli antibiotici dati ai pulcini
Un'analoga ricerca effettuata in precedenza dall’Università di Cambridge, che aveva rilevato la contaminazione da Escherichia Coli in 1 pollo ogni 4, ha spinto le autorità inglesi ad approfondire le indagini, scoprendo così che il livello di contagio è molto più alto.
Doverosa la precisazione che il ceppo del virus riscontrato non è il temibile O157, ovvero quello responsabile di vomito e diarrea, bensì una forma che, stando a quanto affermato dagli esperti, potrebbe permanere a lungo nell’intestino dell’uomo, causando una preoccupante resistenza agli antibiotici.
All’origine del contagio nei polli vi sarebbe un uso eccessivo di antibiotici nei pulcini, responsabile di una mutazione particolare del virus dell’Escherichia Coli, divenuto così particolarmente resistente alle cefalosporine, una classe di antibiotici ad ampio spettro.
In caso di una banale infezione alle vie urinarie o dello sviluppo di una forma di sepsi, il consumatore dei polli contaminati potrebbe sviluppare una rischiosa resistenza agli antibiotici cosiddetti di prima scelta.
Una seria minaccia alla salute del consumatore
Gli esperti sottolineano, inoltre, che il tempo intercorso tra la scoperta della resistenza agli antibiotici e l'individuazione del farmaco corretto da assumere, potrebbe rivelarsi fatale per l’individuo e condurlo alla morte.
Il problema del contagio dei polli riguarda anche la Scozia, dove risulta una percentuale del 53% di animali pericolosi per la Salute, e il Galles, dove la percentuale è del 41%.
Le catene della grande distribuzione dalle quali sono stati prelevati i campioni per l’indagine sono Tesco, Sainsbury's, Morrisons e Asda.