Questa approvazione arriva dopo almeno un decennio che non venivano approvati nuovi farmaci per il trattamento di dermatiti atopiche (eczema). Si tratta del primo farmaco a struttura boronica, non-steroidea, applicato localmente. Crisaborole è un inibitore della fosfodiesterasi 4 (PDE4), e antagonista di due interleuchine (Il-12 e IL-23) oltre che del TNF-alfa. Quindi un’azione articolata sulla rete infiammatoria che scatena le dermatiti atopiche, anche se il meccanismo esatto dell’azione terapeutica non è stato ancora ben definito.

Un nuovo unguento contro le dermatiti atopiche

Per ora è arrivata l’approvazione da parte dell’FDA statunitense. Approvazione a breve attesa anche in Europa. Si tratta di un unguento, contenete il 2% del principio attivo (crisaborole) da applicare localmente. Non è uno steroide ma un composto che, nella sua struttura chimica contiene un atomo di boro. Può essere usato dai due anni in su.

Interessa tutti coloro che sono affetti da dermatiti atopiche, comunemente chiamate eczema, una condizione infiammatoria cronica che, solo negli Stati Uniti, interessa 18 milioni di pazienti (ragazzi e adulti) dove oltre il 90% sono in una condizione da lieve a moderata. Esattamente il target di riferimento di EUCRISA (crisaborole).

L’approvazione da parte dell’Ente regolatorio americano (FDA) arriva dopo aver preso visione dei risultati di due grandi studi clinici di fase 3, sull’efficacia e sulla tollerabilità del nuovo farmaco, risultato attivo e ben tollerato nei pazienti di qualsiasi età. Studi multicentrici, condotti in doppio cieco e randomizzati, ovvero senza che né i pazienti né i medici conoscessero se quello che stavano usando era il farmaco o un placebo, e senza una preselezione dei pazienti.

Trattati complessivamente 1522 pazienti, con una forma di eczema da lieve a moderata. A tutti è stato somministrato il farmaco, due volte al giorno. I risultati sono clinici sono stati valutati verso un gruppo di controllo a cui sono stati somministrati solo gli eccipienti. In tutti i casi si è osservata una risposta di efficacia dopo 28 giorni, in alcuni casi già a partire dall’ottavo giorno di trattamento.

Si possono avere degli effetti indesiderati locali, come prurito o eritemi. A luglio di quest’anno, tutti i risultati sono stati pubblicati su Journal of the American Academy of Dermatology.

Fosfodiesterasi, una famiglia interessante

Scoperte negli anni settanta, da subito le fosfodiesterasi si sono rilevati – almeno alcune - essere eccellenti target terapeutici e farmacologici. Attualmente di questa famiglia se ne conoscono 11 membri (forme), identificati con dei numeri progressivi che vanno da 1 a 11, e presenti in diversi tessuti. Alcune fonti parlano anche di 21 forme, considerando le varie isoforme. Ma solo alcune di esse sono risultati essere di maggiore interesse in ambito farmacologico e clinico.

La fosfodiesterasi 3 (PDE3), con il suo inibitore selettivo, pimobendan, un vasodilatatore, trova applicazione in ambito veterinario (scompenso cardiaco nei cani). In Giapppone usato anche sull’uomo. Crisaborole è un inibitore della fosfodiesterasi 4 (PDE4) così come lo è il Rolipram, antinfiammatorio e antidepressivo, all’inizio dell’anno approvato per problemi del sistema nervoso centrale (Alzheimer), e apremilast (Otezla) approvato nel 2014 per il trattamento della artrite psoriasica.

Sildenafil (Viagra), tadalafil (Cialis), vardenafil (Levitra) e farmaci equivalenti, invece sono inibitori della fosfodiesterasi 5 (PDE5). La ricerca va avanti e c'è da starne certi, altre fosfodiesterasi entreranno nell'interesse dei farmacologi. Sperando, con risultati paragonabili a quelli ottenuti con PDE4 e PDE5.