Il diabete di tipo 2 è una malattia cronica in rapida crescita, ed è la terza causa di mortalità nel mondo, specialmente nei paesi più sviluppati. Alimentazione corretta ed esercizio fisico possono ridurre il peso corporeo e migliorare la glicemia, ma quale dieta è realmente efficace?
I ricercatori del Department of Health Behavior and Biological Sciences, University of Michigan, USA, hanno confrontato l’effetto di una dieta chetogenica a basse dosi di carboidrati (tra i 20 e i 50 gr al giorno), con quello basato sulle porzioni di un ‘piatto sano’ di 22-23 cm (metà piatto di ortaggi verdi, un quarto di proteine magre e un quarto di carboidrati), a scarso contenuto di grassi.
I partecipanti, di età media di 55 anni, in sovrappeso con BMI >25 e con diabete di tipo 2 o prediabete (emoglobina glicata o HbA1c tra 6.5 e 9%, marker di glicemia media dei due mesi antecedenti all’analisi), sono stati addestrati mediante lezioni settimanali (brevi video di 5-15 minuti comprensivi di ricette) e sono stati educati con un programma di consapevolezza nel mangiare (rispetto degli orari dei pasti, percezione del senso di fame e di sazietà).
Già dopo 4 mesi, i pazienti riceventi il metodo chetogenico hanno mostrato una diminuzione del peso corporeo e dei livelli di HbA1c significativamente maggiore rispetto a quelli alimentati con la dieta del piatto sano; le differenze nell’ efficacia si sono mantenute anche dopo 8 mesi dall’inizio del trattamento.
Il lavoro è stato pubblicato nel febbraio 2017 sulla rivista Journal of Medical Internet Research.
Prediabete e diabete di tipo 2
Il diabete di tipo 2 ha molte complicazioni relative alla vista, alla funzionalità renale (nefropatia diabetica e danno renale) e al sistema cardiovascolare.
Le cause di insorgenza riguardano lo stile di vita: alimentazione scorretta, abuso di carboidrati, sedentarietà, eccesso di massa grassa e scarsità di massa muscolare, metabolismo ossidativo poco attivo.
Viene diagnosticata tramite i valori di glicemia e di HbA1c del sangue: nel prediabete si riscontrano 100-125 mg/dL di glucosio con HbA1c tra 5.6 e 7.0%; nel diabete di tipo 2 si osservano valori maggiori o uguali a 126 mg/dL con HbA1c maggiore o uguale a 7.0%. La condizione normale corrisponde a 70-99 mg/dL di glucosio con HbA1c tra 3.9 e 5.5%.
La sperimentazione
I soggetti reclutati, in prediabete o diabete di tipo 2 da circa 5 anni, sono stati suddivisi in due gruppi.
Uno è stato istruito sulla dieta chetogenica, che induce l’organismo a utilizzare acidi grassi anzichè carboidrati come principale sorgente di energia; ciò provoca uno stato di chetosi nutrizionale, cioè di produzione di una bassa quantità di chetoni (acetatoacetato), misurati nelle urine con uno stick una volta alla settimana.
L’altro gruppo, di confronto, ha seguito la dieta piatto sano, secondo le linee guida delle Associazioni Americane sul Diabete.
Dopo 4 mesi di dieta il 75% dei soggetti trattati con dieta chetogenica ha mostrato un valore di Hb1Ac inferiore a 6.5%, mentre risultati analoghi sono stati ottenuti solo nel 13% dell’altro gruppo; dopo 8 mesi, l’effetto dimagrante della dieta chetogenica (dai 9 ai 13 kg di riduzione del peso) era significativamente maggiore rispetto all’azione del metodo piatto sano nel gruppo di confronto (circa 3 kg).
E' stato dimostrato, quindi, che la dieta chetogenica ottiene risultati nettamente superiori al metodo piatto sano.