Finora era conosciuto come farmaco della contraccezione d’emergenza, da prendere entro 5 giorni da un rapporto sessuale, con un’efficacia del 98%. Ora, lo stesso farmaco, al dosaggio di 5 mg, è stato approvato per la terapia del fibroma uterino evitando così l’approccio terapeutico tradizionale basato sull’intervento chirurgico. La nuova terapia è a carico del SSN che comunque farà risparmiare circa 26 milioni di euro l’anno.
Si apre un nuovo capitolo per la salute della donna
In presenza di un fibroma uterino, un tumore benigno molto diffuso, che cresce sotto l’influsso degli estrogeni, finora la terapia di elezione era quella chirurgica.
Unica opzione farmacologia era rappresentata dagli agonisti del GnRH (Decapeptyl, Enantone, Suprefact) con risultati non soddisfacenti ed effetti collaterali. Ora finalmente è disponibile una opzione farmacologica, efficace in un numero elevato di casi e con elevato grado di sicurezza, appena inserita dall’AIFA tra i farmaci a carico del SSN.
Si tratta di ulipristal acetato, nome commerciale Esmya, un modulatore selettivo del progesterone, presentato in una conferenza stampa a Milano, organizzata da Gedon Richter, azienda produttrice del farmaco. Esmya riesce a mantenere sotto controllo nel tempo il fibroma, controllandone efficacemente il sanguinamento (oltre il 90% dei casi entro la prima settimana) e riducendo il volume del fibroma, limitando così a soli pochi casi l’intervento chirurgico.
Ulipristal acetato è il primo trattamento orale per la terapia dei fibromi uterini, approvata in Europa già dal 2012 e ampiamente utilizzato nella maggior parte dei Paesi europei. Dal 2014 approvato anche in Italia, la nuova terapia viene somministrata attraverso un ciclo di tre mesi intervallato da due mesi senza.
Il fibroma uterino
Si tratta di un tumore benigno, molto diffuso, che si sviluppa nella muscolatura liscia dell’utero. Nella popolazione femminile, in età fertile e nel pieno dell’attività lavorativa, l’incidenza è tra il 20% e il 40% con un picco nella fascia tra i 40 e i 50 anni. Tuttavia rimane largamente sconosciuto e per questo poco diagnosticato, eppure sono 3 milioni in Italia, che diventano 24 milioni in Europa, le donne interessate da questa patologia.
Con un importante impatto sociale nonché economico. Ma soprattutto personale, con dolori addominali, senso di compressione, sanguinamenti, anemia, incontinenza, rapporti sessuali dolorosi, ansia, depressione, aborti spontanei e tanti altri possibili disturbi.
Ulipristal acetato, ad un dosaggio di 30 mg, era conosciuto come farmaco della contraccezione d’urgenza. Approvato in Italia nel novembre 2014 e reso effettivamente disponibile ad aprile del 2012 dopo l’approvazione dell’AIFA. Da un anno è un farmaco venduto liberamente ad eccezione delle minorenni per cui è richiesta la prescrizione medica.
L'Ulipristal acetato è un modulatore selettivo del recettore del progesterone. Come contraccettivo (30 mg) agisce spostando il picco dell'ormone luteinizzante (LH), ritardardando o bloccando l'ovulazione.
Come anti-fibroma il dosaggio è più basso (5 mg), agisce sempre bloccando il recettore del progesterone, ma agendo a livello cellulare, impedendo l’innescarsi di quei processi che portano alla formazione/crescita del fibroma.
Finora, in oltre il 70% dei casi, un fibroma uterino veniva rimosso chirurgicamente. Dei circa 96 mila interventi di isterectomie l’anno, 2/3 sono per la rimozione di fibromi. Con l’approvazione di Ulipristal acetato le isterectomie sono destinate a calare drasticamente (oltre l’80%). Tutto questo, oltre alla naturale e legittima soddisfazione delle donne, ha anche un importante risvolto economico, che viene stimato in un risparmio di circa 26 milioni di euro l’anno.