“La Repubblica tutela la Salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti” recita l’art. 32 della Costituzione Italiana. Oggi, 7 aprile, si celebra la Giornata mondiale per il diritto alla salute, organizzata dall’Oms, e il diritto alla salute che l’Italia si è conquistata negli anni si sta piano piano sgretolando.

Il Servizio Sanitario Nazionale

Con la legge 833/1978 si istituì il Servizio Sanitario Nazionale, abolendo il sistema mutualistico e ciò fece sì che l’Italia fosse uno dei paesi con un servizio sanitario ottimale; basato sulla gratuità e universalità.

Depressione: il focus della giornata della salute

Il tema di quest’anno per la Giornata mondiale per il diritto alla salute è “Depression: let’s talk” (Depressione, parliamone). A soffrire di Depressione sono circa trecento milioni di persone in tutto il mondo. I più colpiti da questa patologia sono coloro che hanno subito abusi o con patologie croniche come malattie endocrine e autoimmuni, diabete, cardiopatie, e le persone con condizioni socio economiche basse.

La depressione colpisce soprattutto gli anziani. Claudio Mencacci, il Presidente della Società Italiana di Psichiatria, in occasione di tale giornata ha affermato che è necessario costituire una rete per combattere la depressione creando percorsi diagnostici e terapeutici in collaborazione con la medicina generale, la scuola, la pediatria e gli ambienti di lavoro.

Diritto alla salute, oggi è garantito?

Durante la Giornata della salute si è discusso anche del diritto alla salute che oggi sembra venire meno. In gran parte del mondo non è riconsciuto, ci sono forti disuguaglianze anche nei paesi più sviluppati. Le famiglie italiane, a causa degli interminabili tempi di attesa del Servizio Sanitario Nazionale, rinunciano a rivolgersi alla strutture pubbliche e sono sempre più spinte verso la sanità privata.

Lo scorso anno, infatti, circa il 70% ha scelto quest’ultima. Hanno, così, speso oltre 35 miliardi di euro per le prestazioni sanitarie private. Si assiste sempre di più a una riduzione del finanziamento del nostro Ssn: piccoli ospedali e servizi territoriali vengono chiusi, le lunghe liste di attesa non garantiscono l’accesso a moltissime persone (viene dunque meno il carattere dell’universalità della legge del 1978).

A confermare lo stato negativo del diritto alla salute nel nostro Paese è Ivan Cavicchi, professore dell’Università Tor Vergata di Roma, che dichiara che tale sgretolamento è dovuto alla ricerca di sistemi sostitutivi a quello pubblico che non garantiscono l’accesso univerale.