I batteri nell’intestino possono spiegare l’umore di una persona? Dieci anni fa, la questione sembrava uno scherzo, ora non più, tanto che la sindrome del colon irritabile (IBS) si associa spesso a disordini dell’umore (ansia o depressione). Può essere d’aiuto l’ingestione di probiotici (microrganismi vivi, lattobacilli o bifidobatteri) per migliorare i disturbi intestinali, ma ne esistono per curare ansia o depressione? Lo hanno studiato i ricercatori del Department of Medicine, McMaster University, Hamilton, Ontario, in Canada. Dopo aver reclutato 44 adulti con IBS e ansia e o depressione moderata presso l’Università McMaster in Canada, hanno somministrato il probiotico Bifidobacterium longum NCC3001.

Al termine delle 6 settimane, è stata osservata una riduzione significativa della depressione ed un innalzamento della qualità della vita, che si è mantenuta anche un mese dopo dalla fine del trattamento; mediante analisi di risonanza magnetica al cervello si è rivelato che il probiotico aveva diminuito la reattività del sistema nervoso limbico. Ancora una volta veniva riscontrato il collegamento intestino-cervello; il lavoro è stato pubblicato sulla rivista scientifica Gastroenterology in maggio 2017.

Microbiota intestinale e cervello

Pur essendo l’intestino fetale sterile, alla nascita viene colonizzato partendo dal microbiota materno fino ad arrivare nell’adulto ad essere popolato da circa 1 kg di batteri, virus, protozoi, funghi e archea.

Il microbiota intestinale esercita effetti sul cervello e viceversa, attraverso la produzione di neurotrasmettitori serotonina, dopamina, noradrenalina, acido gamma aminobutirrico e acetilcolina, oltre ad essere coinvolto nella digestione degli alimenti, nella difesa contro i patogeni e nella sintesi di vitamine In studi precedenti, anomalie nella funzione dell’asse microbiota-cervello venivano notate in disordini come autismo, ansia o depressione; questi erano associati ad alterazione della barriera intestinale e produzione di citochine proinfiammatorie IL-1 e IL-6.

L’assunzione di probiotici di vari ceppi (bifidobatteri o lattobacilli) era in grado di produrre citochine antinfiammatorie, ristabilire la barriera intestinale e alleviare i disordini cognitivi.

Lo studio clinico

Presso l’Università dell’Ontario, i soggetti con sindrome del colon irritabile sono stati suddivisi in 2 gruppi: uno ha ricevuto il probiotico Bifidobacterium longum NCC3001, un altro il placebo.

Con l’aiuto di questionari, sono stati determinati i livelli di ansia e depressione, i sintomi della sindrome del colon irritabile e la qualità della vita. Nei campioni di feci è stato analizzato il microbiota fecale, nel sangue i markers di infiammazione, con risonanza magnetica lo stato di attivazione cerebrale Dopo un mese e mezzo, i soggetti trattati e di controllo avevano profili simili di microbiota fecale, marcatori di infiammazione e stato d’ansia. Il 65% dei pazienti riceventi il probiotico mostrava, invece, un abbattimento significativo del punteggio di depressione; l’analisi di risonanza magnetica indicava che il probiotico era capace di ridurre le risposte agli stimoli emozionali negativi in aree multiple del cervello tra cui amigdala e regioni fronto-limbiche.