I numeri sono spesso il nemico principale di una classe politica sotto accusa. Quando l'opinione pubblica punta il dito contro l'amministratore, il consigliere o il presidente di turno, le chiacchiere servono a ben poco, e diventa difficile anche la pregevole arte di arrampicarsi sugli specchi. La gogna mediatica, inoltre, si acuisce quando questi numeri sono sintomo di un malessere sociale figlio di anni di menefreghismo e sprechi.

Andiamo al dunque, parliamo della sanità molisana e non nascondiamoci. La situazione regionale è da anni un assoluto e riconosciuto (da più parti) disastro.

C'era un tempo in cui in molise gli ospedali spuntavano come funghi, in risposta alle reali esigenze di una popolazione che vedeva confermato - dalla stessa presenza di una struttura in cemento - il proprio diritto alla Salute. Questi servizi però, sono sinonimo di costi, ingenti costi che, da quando la sanità è divenuta materia di competenza regionale, gravano sulle casse della regione stessa. Il tempo poi è stato un fattore determinante.

Con gli anni, infatti, la situazione è diventata man mano insostenibile, portando prepotentemente alla ribalta le inefficienze che, per cause di forza maggiore, venivano palesandosi. La risposta della classe politica è stata semplice e diretta: chiusura! Lo stesso presidente della giunta regionale Frattura, che veste anche il ruolo di "commissario ad acta" per la sanità (caso più unico che raro), fa del taglio dei costi il suo più grande baluardo.

Ma torniamo ai numeri e prendiamo il caso, forse il più emblematico, che riguarda l'ospedale Vietri di Larino. Qui, sede di un importantissimo reparto di oculistica, eccellenza non solo molisana, ma riconosciuta anche a livello internazionale, si stanno chiudendo i battenti, reparto dopo reparto. L'ultimo, in ordine d'arrivo, è stato quello di emodialisi.

Torniamo però ai numeri. Questi evidenziano una differenza sostanziale tra i distretti dell'alto e del basso Molise che, tradotto in parole povere, vuol dire una distribuzione delle poche risorse disponibili disomogenea ed iniqua. Confrontando il numero di abitanti per il numero di posti letto messi a disposizione notiamo come, nel distretto di Campobasso-Isernia, che conta all'incirca un bacino d'utenza di 208mila unità, sono stati assegnati in totale 802 posti letto.

Situazione paradossalmente opposta si verifica nel distretto del basso Molise dove, su una popolazione di 105mila unità, che nella stagione estiva arriva a contarne 150mila, sono stati assegnati soltanto 178 posti letto.

Il quadro è a dir poco preoccupante, come angosciosa appare anche la risposta che la classe dirigente sta mettendo in atto. Tralasciando la poca lungimiranza e la logica clientelare di chi ci ha preceduto e ha realizzato potenziali cattedrali nel deserto senza pensare alla loro portata economica, bisogna sottolineare come sia sbagliata anche la linea di ferro sul taglio dei costi, attuata senza capire effettivamente dove si manifestano gli sprechi. Se poi si vanno a guardare i finanziamenti regionali concessi alle strutture private, le assurdità vengono sommandosi, con buona pace di quei cittadini che vedono i loro diritti sciogliersi come neve al sole.