In fatto di antibiotici l'orientamento prevalente della comunità medica internazionale riguardante il loro utilizzo, prescrive di utilizzarli per tutta la durata stabiita dalla terapia, anche quando si avvertono i primi miglioramenti, in quanto in caso contrario potrebbe andare a rafforzare i ceppi microbici responsabili dell'infezione che si sta curando. Tuttavia un articolo pubblicato sulla prestigiosa rivista del British Medical Journal, mette in discussione questa linea guida, secondo cui, una volta intrapresa, la terapia antibiotica va sempre portata a termine.

Secondo i ricercatori proprio una cura antibiotica protratta nel tempo tenderebbe a favorire lo sviluppo di ceppi di batteri resistenti a questi farmaci.

Secondo gli esperti inglesi, in realtà sarebbe più utile interrompere la cura non appena i sintomi dell'infezione siano passati e quindi non portare del tutto a termine il ciclo di terapia. Inoltre, stando sempre a quanto è stato pubblicato su Bmj, in questi ultimi anni vanno aumentando le evidenze scientifiche secondo cui risultano più sicuri i cicli brevi di terapia antibiotica, della durata di non più di tre giorni, rispetto a quelli lunghi che invece mediamente vengono seguiti per 5 o 7 giorni. D'altronde, sottolineano sempre gli esperti inglesi, che non vi sarebbero dati scientifici che supportano la necessità di portare avanti lunghi cicli di terapia antibiotica.

Resistenze agli antibiotici: come nascono?

I batteri resistenti agli antibiotici rappresentano sempre più un problema di portata globale. Ma come nasce questo fenomeno? Spesso i ceppi batterici che causano la resistenza agli antibiotici non sono quelli trattati direttamente da questi farmaci, bensì specie batteriche generalmente innocue che sviluppano al resistenza proprio a causa di trattamenti eccessivi.

Si tratta di un fenomeno noto come collateral selection: in pratica specie batteriche non patogene presenti nel nostro organismo possono diventarlo a seguito di una terapia antibiotica protratta nel tempo per la cura di altri microrganismi patogeni.

Come bisogna regolarsi quindi? Intanto gli esperti raccomandano di utilizzare quest'arma fondamentale a disposizione della medicina, solo quando è necessario: ad esempio questi farmaci sono inutili in caso di influenza o di altre affezioni virali in quanto sono efficaci solo nei confronti dei batteri. In secondo luogo utilizzare gli antibiotici di prima linea per qualche giorno in più per il trattamento di infezioni non gravi non rappresenta un problema.