Un trattamento immunoterapeutico per combattere il cancro. Dopo lunghe sperimentazioni, direttamente sui malati, è stata approvata negli Stati Uniti la nuova cura denominata Yescarta, che punta ad attivare i linfociti del malato contro le cellule cancerogene, in maniera tale da cronicizzare il tumore. E’ un approccio indicato per i malati colpiti dal linfoma non-Hodgkin per i quali non c’è stato alcun tipo di riscontro dopo almeno due cicli di chemioterapia.

Statistiche terrificanti

Yescarta nasce nasce dopo Kymriah, la cura approvata ad agosto per combattere la leucemia linfoblastica acuta per la quale i farmaci attualmente utilizzati non hanno sortito alcun tipo di effetto nel combattere la malattia, che ha la sua maggior diffusione soprattutto tra i più piccoli.

Il linfoma non-Hodgkin invece colpisce maggiormente gli adulti e ogni anno in Italia si calcolano 13 mila casi in più, mentre negli Stati Uniti dovrebbero essere riscontrati, per la fine dell’anno solare 2017, addirittura ben 72.000 casi. Il nuovo farmaco è denominato Car-T, cioé recettore antigene specifico chimerico. Lo stesso viene inserito in una parte del DNA del malato, cioè nelle sue cellule tumorali e punta ad attaccare il cancro in maniera diretta, cronicizzandolo.

Per ora disponibile solo negli Stati Uniti

Prima di arrivare all'autorizzazione di utilizzo del farmaco, Yescarta è stato sperimentato su cento malati e poco più della metà hanno avuto un regresso del tumore. Al momento, il tipo di terapia è disponibile soltanto negli Stati Uniti e riguarderebbe esclusivamente il cancro ematologico, ma non è escluso che ben presto possa allargarsi anche ad altri tipi di neoplasie.

Le stesse sperimentazioni sono in corso anche in Europa, ma si sta facendo molta attenzione agli effetti collaterali che la terapia comporta, considerando che possono andare dai più banali sintomi influenzali fino alla sindrome di rilascio da rilascio di citochine, che in alcuni casi può essere addirittura mortale.

Una nuova speranza per i malati di cancro che sperano, anche attraverso le cure immunologiche, di poter vedere un regresso della malattia e allo stesso tempo migliorare le loro condizioni di vita. Per ora, però, tutti i centri americani che adotteranno la terapia dovranno avere un’adeguata certificazione e soprattutto stilare un report su quelli che sono gli effetti della cura.