Il caffè, tra le bevande più consumate nel mondo, ha rivelato più volte un effetto protettivo e preventivo dell’insorgenza della sindrome metabolica (combinazione di iperglicemia, insulino resistenza, grasso addominale, ipertensione), diabete di tipo 2, obesità e certi tipi di cancro. Per quale ragione?

Lo hanno indagato i ricercatori del Department of Pharmaceutical Sciences, University of Brasilia in 15 studi clinici condotti in soggetti sovrappeso e obesi riceventi caffè di vario genere (espresso, istantaneo e filtrato).

E’ emerso che il caffè riduce i markers proinfiammatori (PCR, IL6 e IL18) e aumenta quelli antinfiammatori (adiponectina, IL-4 e IL-10) misurati nel sangue; ha un’azione insulino sensibilizzante, suggerendo che questa bevanda diminuisce in modo significativo l’infiammazione di grado lieve e lo stress ossidativo individuati nei soggetti obesi.

Il miglioramento dei fattori infiammatori è risultato più marcato in quelli che hanno assunto caffè espresso, piuttosto che altri due tipi di caffè (istantaneo e filtrato).

Il lavoro è stato pubblicato sulla rivista Critical Reviews in Food Science and Nutrition nell’ottobre 2017.

Componenti del caffè

L’azione osservata sui marcatori di infiammazione si deve alla miscela di sostanze contenuta nel caffè (caffeina, trigonellina, diterpeni, N-metilpiridina, acido clorogenico, magnesio, lignani), rapidamente metabolizzate in composti bioattivi ad azione antiossidante e antinfiammatoria; la miscela di caffè Robusta ne ha quantità maggiori rispetto a quella Arabica.

L’efficacia dei composti dipende dal metodo di processo dei chicchi di caffè (tipo di estrazione dei composti idrosolubili, temperatura dell’acqua e durata del contatto con l’acqua): la preparazione del caffè espresso utilizza acqua calda sotto pressione per un periodo breve, più efficiente ad estrarre i componenti idrosolubili come acidi clorogenici, caffeina, acido nicotinico, melanoidine solubili; in assenza di carta da filtro, il contenuto di diterpeni è più alto.

Nel caffè filtrato, la maggior parte della frazione lipofilica (diterpeni e steroli) e dei materiali solidi rimane nel filtro.

Il caffè istantaneo, invece, viene prodotto da caffè estratto con alta pressione in acqua calda e poi essiccato ad alte temperature e pressione, sublimato dopo congelamento a secco o agglomerato ad una polvere fine.

Studi clinici

L’infiammazione è stata rivelata nei soggetti in sovrappeso e obesi con adiposità centrale (grasso addominale) e ha un ruolo chiave nello sviluppo del diabete di tipo 2.

Negli studi analizzati, solo quelli che avevano consumato regolarmente caffè per 8-12 settimane, manifestavano un effetto sui marcatori di infiammazione e la capacità di indurre insulino sensibilità, mentre coloro che avevano assunto caffè per solo 2 settimane oppure esclusivamente caffeina, non esibivano alcun cambiamento.

Oltre alla modulazione dei markers infiammatori, il caffè mostrava un aumento della secrezione dell’ormone intestinale incretina (glucagone-like peptide, GLP-1), implicato nella regolazione della glicemia, stimolazione del senso di sazietà e nella perdita del peso corporeo e un incremento di specie batteriche del microbiota intestinale benefiche per la Salute metabolica.