Le protesi tradizionalmente applicate alle gambe possono presentare dei problemi per quanto riguarda la naturalezza del movimento e spesso sono soggette al rischio di infezioni. Per ovviare a questi e ad altri inconvenienti tre importanti enti statunitensi quali: l'ufficio per la ricerca navale, il Laboratorio per la ricerca navale, il Centro militare per la ricerca medica intitolato a Walter Reed, insieme a diverse Università, hanno collaborato per sviluppare una nuova forma di protesi alle gambe.

Il progetto è stato denominato: "Monitoring OsseoIntegrated Prosthesis (MOIP)"

Il MOIP è appositamente studiato perché la protesi si integri al suo punto di innesto nell'osso, in modo che la superficie di innesto sia minima. Riuscire a rendere minore possibile l'estensione della superficie interna al corpo umano, su cui insiste la protesi, fa in modo che si riduca il rischio di infezioni. Un apparecchio in titanio viene impiantato chirurgicamente nel femore del paziente mentre il punto di connessione con la gamba artificiale è esterno al corpo, così che l'arto possa essere inserito e disinserito secondo le necessità del paziente. Anche se si cerca di fare in modo di diminuire il rischio di infezioni, non è possibile escluderlo.

Il MOIP è un sistema di monitoraggio integrato nella protesi che tiene sotto controllo il sito, all'interno del corpo, in cui è impiantata la protesi, al fine di poter segnalare possibili infezioni in atto.

Monitoraggio dell'innesto e del rischio di infezione

Due schiere di sensori, sono posti l'una internamente all'arto residuo dell'ospite e l'altra nella protesi artificiale. I sensori posti nell'arto residuo, sono biocompatibili e inviano indicazioni concernenti: temperatura e variazione locale del pH, le variazioni inusuali di entrambi questi due indicatori, possono segnalare l'insorgere di processi infiammatori dovuti ad infezioni da microorganismi patogeni.

Le due schiere di sensori svolgono congiuntamente anche la funzione di controllo dei movimenti del paziente. L'elaborazione dei dati raccolti dai sensori rende possibile la valutazione di quanto la protesi artificiale si integri con ciò che rimane dell'arto e quanto sia efficace in base all'andatura del soggetto ospitante.

Attualmente le protesi si collegano a ciò che rimane dell'arto usando un attacco a presa che facendo pressione sul tessuto molle della gamba può causare piaghe, vesciche e un maggior rischio di infezioni batteriche.

Il MOIP è stato sviluppato proprio per migliorare la funzionalità degli arti artificiali e diminuire la frequenza dei processi infiammatori. Al momento attuale è stato completato un prototipo del sistema di sensori e i primi test clinici sono previsti per il 2018.