Il primo dicembre di ogni anno, dal 1988 ad oggi, è dedicato al problema dell'AIDS. La giornata mondiale è stata indetta in quell'anno in seno all'Organizzazione delle Nazioni Unite, in seguito ad un summit tra i ministri della salute del pianeta.

Scopo della giornata è quello di diffondere la conoscenza sull'epidemia di AIDS, che dagli anni '80 ad oggi ha mietuto all'incirca 25 milioni di vittime totali, buona parte delle quali nei paesi del terzo mondo, in particolar modo nell'Africa subsahariana.

La sindrome da immunodeficienza acquisita

AIDS è una sigla che sta ad indicare proprio la sindrome da immunodeficienza acquisita, ossia una malattia del sistema immunitario causata dal virus hiv, che rende i soggetti che ne sono colpiti particolarmente sensibili a infezioni e allo sviluppo di neoplasie.

La trasmissione del virus - che può evolvere nella sindrome - avviene sostanzialmente attraverso rapporti sessuali non protetti con individui infetti; attraverso il sangue (ad esempio tramite trasfusioni e aghi infetti); e verticalmente da madre a figlio.

Nel corso degli anni la ricerca ha fatto passi da gigante, e il virus e la sindrome che potrebbe scaturirne non pare essere più l'incubo mortale degli anni '80, primi anni '90. Ciò non vuol dire che si debba abbassare il livello di guardia, anche se purtroppo è quello che pare stia accadendo soprattutto tra i più giovani.

Lo stato dell'epidemia

Attualmente, l'Organizzazione Mondiale della Sanità stima che i malati di HIV/AIDS del pianeta siano all'incirca 35 milioni, con 2,5 milioni di nuove infezioni da HIV ogni anno.

Di conseguenza, pare che i decessi dovuti alla sindrome siano all'incirca due milioni per il medesimo arco temporale.

Il continente più colpito è senz'altro quello africano, in cui si stima che vi risieda circa il 60% delle persone affette. Oltre a questo spiacevole dato, bisogna aggiungere che la situazione del contagio tra i bambini è piuttosto drammatica: è stato riportato, infatti, che nel 2016 il 90% circa dei 55.000 decessi mondiali tra individui con meno di 14 anni dovuti ad AIDS sia avvenuta nella parte subsahariana dell'Africa.

La lotta contro la malattia

Come abbiamo accennato in precedenza, oggi l'HIV non appare più come un "mostro invincibile", in quanto nel tempo sono state introdotte sul mercato farmaceutico delle terapie sempre più efficaci. Tutto questo sino alla svolta avvenuta nel 1996, anno in cui lo scienziato taiwanese David Ho ebbe la geniale intuizione che permise di sviluppare dei farmaci antiretrovirali di nuova concezione.

Questi medicinali azzerano, di fatto, la carica virale delle persone affette da HIV, non permettendogli di evolversi nella temuta sindrome, e dando al soggetto colpito la possibilità di vivere una vita assolutamente normale non essendo contagioso, anche se deve assumere i suddetti farmaci per il resto della sua vita.

Gli antiretrovirali risultano in ogni caso molto costosi, circostanza che va ad appesantire bilanci di Stati e famiglie di quei paesi in cui le cure sono accessibili, e motivo per cui sono scarsamente disponibili nei paesi del Terzo Mondo e in quelli in via di sviluppo. Di conseguenza, data la mancanza di un vaccino contro il virus, la prevenzione resta una delle armi più importanti nella lotta contro il virus dell'HIV e l'AIDS, e proprio di questo non ci si dovrebbe dimenticare in qualsiasi parte del mondo.