Mettendo a punto un'equazione che tiene conto dell'accorciarsi delle giornate, del tempo meteorologico, della fine delle feste, del ritorno al lavoro e della presa di coscienza di aver mangiato e speso troppo, lo psicologo inglese Cliff Arnall ha individuato lo scorso lunedì 15 gennaio come il giorno più triste dell'anno: il Blue Monday.

Naturalmente, sebbene l'utilizzo di un'equazione sembrerebbe dargli un tono scientifico, la maggior parte degli studiosi ritiene che sia semplicemente una trovata mediatica (molto ben riuscita) e che tutti i fattori implicati nel calcolo varino fortemente non solo al variare dei soggetti, ma anche a seconda dei luoghi e delle culture in cui essi vivono.

Il Blue Monday, infatti, più che un mezzo per diffondere verità granitiche, risulta essere un ottimo escamotage per parlare di chi vive la tristezza come una patologia e per dare voce all'appello dell'OMS (Organizzazione Mondiale della Sanità) riguardo la Depressione: si prevede un inesorabile aumento dei casi che la porterà nel 2020 ad essere la seconda causa di morte al mondo, preceduta solo dalle malattie cardiovascolari.

La depressione

Sebbene sia nota per chiara fama al grande pubblico, questo tipo di psicopatologia ha ancora molti tratti oscuri, e la conoscenza che abbiamo di essa è insospettabilmente scarsa rispetto alla grande quantità di persone che ne sono affette.

Le conseguenze della depressione sono devastanti innanzitutto sul soggetto che si trova dilaniato da una tristezza che lo porta ad una progressiva incapacità di godere delle cose belle della vita, e inoltre per gli ingenti costi sociali che questa patologia comporta nei confronti della società: anche se si considerano solo le ore di lavoro perse, si arriva ad una spesa di 4 miliardi di euro a carico del sistema sanitario nazionale.

Tutto ciò può, però, anche essere motivante: dopo essere "sopravvissuti" al Blue Monday, bisognerebbe fare affidamento su teorie psicologiche più accreditate, come per esempio la psicologia positiva che ha dato grande spazio alle emozioni positive, ribaltando l'ottica di normalizzazione rispetto alla patologia con un approccio proteso al raggiungimento della felicità.

Ognuno ha il suo personale modo di ricercare la felicità nella propria vita, anche se per i fan delle date rivelatrici forse basterebbe soltanto aspettare qualche mese: il giorno più felice dell'anno, infatti, cade intorno al 21 giugno.