Se dietro al prezzo di un farmaco non ci sono costi di investimento in ricerca e il prezzo è elevato, si tratta di business o, peggio, di speculazione. E’ forse questo il caso della Lomustina, un vecchio farmaco della Bristol-Myers Squibb (nome commerciale originale CeeNU), approvato più di 40 anni fa, per la terapia del linfoma Hodgkin e per i tumori al cervello. Fino a 5 anni fa veniva venduto a 50 dollari a pillola. Ora, che a produrlo è rimasta solo un’azienda, la NextSource Biotechnology, viene venduto a 768 dollari a pillola. Un aumento del 1.400%.
Una inchiesta del Wall Street Journal
A sollevare il caso è stata una un’indagine del WSJ, pubblicata il 26 dicembre 2017, che ha rilevato come un farmaco, la Lomustina (nome commerciale Gleostine) – il cui brevetto è scaduto da anni - in virtù di una condizione di assenza di concorrenza e per il fatto che i “pezzi” venduti siano in numero limitato, fino a 5 anni fa venduto a 5 dollari a pillola, oggi costa 768 dollari. Un incremento del 1.400% pur trattandosi di un farmaco “salvavita”, nel senso che non guarisce ma sicuramente allunga la vita dei pazienti.
Nel 2013 i diritti di vendita della Lomustatina sono stati acquisiti da CordenPharma, attuale proprietario e produttore del farmaco. Della commercializzazione se ne occupa una start-up di Miami, la NextSource Biotechnology LLC.
In 5 anni il prezzo del farmaco, adesso venduto con il nome Gleostine, è stato innalzato per ben 9 volte - gli ultimi aumenti ad agosto (+20%) e a novembre (+12%) dello scorso anno - fino a raggiungere i 768 dollari a pillola.
Gleostine chimicamente è una cloroetil-nitrosourea che, dopo ingestione, viene metabolizzato e forma vari metaboliti dotati di attività antineoplastica.
Somministrato per via orale agisce, in modo poco selettivo, alchilando sia il DNA che l’RNA. E’ in grado di superare agevolmente la barriera ematoencefalica, per questo viene anche indicato nei tumori cerebrali. Ma perché il suo prezzo è aumentato così rapidamente?
Il prezzo del farmaco
La formazione del prezzo di un farmaco è il risultato di una serie di fattori che tengono conto degli investimenti in ricerca, i costi di produzione e commercializzazione, oltre all’utile per chi lo produce che può variare in funzione del livello di competizione sul mercato.
Negli ultimi anni questi meccanismi stanno cambiando, soprattutto dopo la scadenza di numerosi brevetti e l’arrivo sul mercato di farmaci equivalenti proposti a prezzi molto più bassi.
Fino a quando un farmaco è coperto da brevetto, la ditta detentrice ne stabilisce il prezzo che tiene conto anche gli investimenti fatti in ricerca e sviluppo, del livello di novità terapeutica e della sua efficacia. I nuovi farmaci biotecnologici (es. terapie geniche) arrivano a costare anche un milione di dollari. Prezzo che poi comunque va negoziato con gli acquirenti istituzionali, se si tratta di farmaci dispensati a carico dei Sistemi Sanitari Nazionali.
Nel caso di un farmaco il cui brevetto è scaduto, come per la Lomustatina, l’azienda non può rivendicare spese di ricerca in quanto tale investimento è stato già ammortizzato.
In questi casi si tratta solo di competizione. Se a produrlo rimane un solo produttore questo può fissare il prezzo a quanto vuole. Unico strumento disponibile è la concorrenza di altre aziende che possono commercializzare lo stesso prodotto a prezzi più bassi. Intanto Robert DiCrisci, amministratore delegato di NextSource, ha dichiarato che praticheranno degli sconti a coloro che non godono di una copertura assicurativa e devono pagarsi il farmaco di tasca propria. Una magra consolazione!
Secondo la Food and Drug Administration (FDA), la Lomustina non è l’unico esempio di questo tipo. Negli Stati Uniti sono stati identificati ben 319 terapie che, sebbene non abbiano più una protezione brevettuale, nessuna azienda farmaceutica ne ha prodotto una versione generica.
Lasciando quindi di fatto il produttore originator in una condizione di monopolio.
Alla base di questo mancato interesse c’è il business: farmaci come sildenafil (Viagra) o tadalafil (Cialis), il giorno dopo la scadenza del loro brevetto avevano già uno o più farmaci equivalenti disponibili sul mercato, a prezzi decisamente competitivi. Mentre altri farmaci, la cui richiesta è limitata a un pochi pazienti, nessuno ha interesse a produrne una versione equivalente. E chi ci si avventura mette il pezzo che vuole.