The Lancet, una delle riviste britanniche più autorevoli nel campo della medicina, il 23 febbraio scorso ha pubblicato i risultati di uno studio sull’efficacia dei farmaci antidepressivi durato sei anni. Diciotto esperti internazionali si sono occupati dello studio sotto la guida di Andrea Cipriani, psichiatra italiano insegnante ad Oxford. Hanno preso in considerazione sia i risultati degli studi già effettuati sui farmaci antidepressivi, che dei risultati inediti forniti dorattemtne da numerose aziende farmaceutiche.

Lo studio

I farmaci i cui effetti sono stati studiati sono degli inibitori della ricaptazione della serotonina (SSRI): la molecola conosciuta nella cultura popolare come "l'ormone della felicità''.

Tuttavia, è una semplificazione eccessiva del ruolo fondamentale di questo neurotrasmettitore, e i collegamenti della sua assenza o carenza con dei disturbi psichici sono stati più volte smentiti. Il ruolo importante della molecola è quello di regolatore di molte funzioni fisiologiche in tre zone fondamentali del nostro corpo, cioè la parete intestinale, il sangue e il sistema nervoso centrale. All'interno del cervello influisce sulla regolazione dell’umore, del sonno e dell’appetito.

L’efficacia di tali farmaci sarebbe ora provata. Ma sulla rivista New Scientist, l’equivalente americano di The Lancet pubblicato negli Stati Uniti, in Gran Bretagna e in Australia, un articolo di Clare Wilson mette in guardia: secondo la giornalista, i risultati si riferiscono solo a persone che hanno forme di Depressione molto gravi.

Dei pazienti affetti da depressione più leggera, che sono i più numerosi e che spesso abbandonando le cure prima che dei risultati significativi possano essere riscontrati, lo studio di The Lancet non ne parla. Gli studi che mettono in dubbio l'efficacia di tali farmaci di basavano appunto sulla cura delle forme più leggere di depressione; mentre i circa centoventimila pazienti analizzati durante lo studio di The Lancet soffrirebbero di una forma grave di tale malattia.

Riabilitare la speranza: Friederich Nietzsche

Uno dei problemi della depressione, e forse proprio quello che fa scivolare sempre più a fondo, è il modo in cui cancella il ricordo della salute, esattamente come può farlo qualsiasi dolore fisico. La memoria sensoriale di come ci si sentisse in ogni altro stato scompare. Vincent Van Gogh descrisse la depressione con questa metafora viscerale: "Ci si sente come se si fosse in fondo a un pozzo, profondo e buio, con mani e piedi legati, totalmente inermi".

Soffriva di una forma di depressione che infine lo portò al suicidio. É quindi uno stato caratterizzato da questa profonda mancanza di speranza, sia nelle sue forme leggere che più gravi, nel quale un ritorno ad uno stato che non comprende più il dolore sembra impossibile.

Tuttavia, il filosofo tedesco Friederich Nietzsche scrive, nella prefazione alla seconda edizione della Gaia scienza: "Gaia scienza: cioè i saturnali di uno spirito che ha resistito pazientemente a una pressione orribilmente lunga — pazientemente, rigorosamente, freddamente, senza sottomettersi ma anche senza speranza — e che adesso tutto d'un tratto è colto dalla speranza, dalla speranza della salute, dall'ebbrezza della guarigione.

Non c'è da meravigliarsi che vengano alla luce molti elementi irragionevoli e bizzarri, molta intenzionale tenerezza, sperperata persino per problemi spinosi, non proprio adatti a essere accarezzati e coccolati."

Un lieto trionfo

Anche se Nietzsche non esce da una vera e propria depressione, ma più da quella giustamente definita da lui stesso semplicemente pressione, quello che è importante in questo caso è la riabilitazione della speranza che l'autore opera con la Gaia scienza. La pressione che il suo spirito ha attraversato si rivela una sorta possibilità creativa e d'evoluzione spirituale che lo porta a certe fondamentali conclusioni - per esempio, la morte di Dio - e che gli permette di trattare alcuni temi con una profondità tale che risulta "il lieto trionfo di una forza che ritorna (...), l'improvviso sentimento e presentimento di un futuro, di avventure vicine, di mari nuovamente aperti, di mete nuovamente concesse, nuovamente credute" dopo una lunga tirannia del dolore.

Dopotutto l'arte, dice Chuck Palahniuk, non nasce mai dalla felicità. Ma quello che è importante ricordare, è che non è il sentimento in sé che permette una certa elevazione dello spirito umano: è piuttosto l'affrontare il sentimento in questione, la lotta che l'individuo deve affrontare. La Gaia scienza nasce infatti dal trionfo sulla pressione, non dalla depressione in sé.