È arrivata da poco tempo la clamorosa notizia che alcuni biologi italiani hanno scoperto il ruolo chiave di un'area cerebrale nel Morbo di alzheimer. L'area e quella tegumentale-ventrale, e la conferma arriva dal Regno Unito, dove i nostri scienziati hanno condotto per la prima volta uno studio su pazienti, dopo che precedentemente il Prof. Marcello D’Amelio, biologo del Campus Bio-Medico di Roma, aveva testato la ricerca sui topi. I due ricercatori italiani che hanno avvalorato la sua tesi rendendo la ricerca valida per l'uomo sono la d.ssa Annalena Venneri e dr.

De Marco; esaminando un pool di 110 individui, tramite un particolare tipo di risonanza magnetica molto potente, cioè a 3Tesla di intensità, hanno avuto come risposta 51 adulti sani, 30 individui con decadimento cognitivo lieve e 29 con diagnosi della malattia. Questo tipo di risonanza ha una potenza doppia e riesce a produrre immagini di qualità eccelsa.

Il legame dell'area cerebrale con la memoria

Dai risultati delle RSM si evince che c'è una correlazione stretta tra le funzioni e la grandezza dell'area tegmentale-ventrale e dell'ippocampo e la possibilità di acquisire nuovi concetti. La zona del cervello studiata ha il compito di trasmettere la dopamina, il messaggero cerebrale che regola l'ippocampo, il centro della memoria che si trova appena dietro il lobo temporale.

Questo risultato importantissimo potrebbe rivoluzionare sia diagnosi sia le cure dell'Alzheimer. Se l'area del cervello non produce la dose giusta di dopamina per l'ippocampo, la funzione di quest'ultimo viene compromessa e così anche i nuovi ricordi; inoltre la carenza provoca dei cambiamenti improvvisi e veloci che innescano la patologia partendo dalla perdita di memoria.

La dopamina è anche il neurotrasmettitore che regola il movimento e le risposte emotive, indispensabile a tutto il cervello e che ha scopi differenti a seconda dell'area in cui viene rilasciata. La sua origine è nei neuroni del mesencefalo e se i meccanismi ad essa associati non funzionano l'individuo vede compromesse diverse funzioni, tra cui quella del ricordo, e di conseguenza subisce un tracollo fisico consequenziale.

I numeri dell'Alzheimer

La patologia gravemente invalidante in Italia colpisce più di 600mila persone mentre è di 47 milioni la stima di malati nel pianeta. Purtroppo si calcola che fra circa 30 anni i malati si triplicheranno. Un nuovo tipo di screening, che utilizzi diversamente le risonanze magnetiche, in correlazione a test sulla memoria e sulla presenza di dopamina, potrebbe portare a benefici e ad un tipo di approccio diverso alla malattia.Se diagnosticata in fase iniziale, ovvero prima che si manifestino i sintomi, si può cambiare il suo corso e addirittura fermarla. Già il fisiologo Dr. D'Amelio, con la scoperta del ruolo della dopamina nei topi, aveva spianato la strada alla nuova ricerca, e sta conducendo in parallelo uno studio umano su 180 pazienti, i cui risultati si appaiano con quelli del centro inglese di Sheffield, capitanato dalla d.ssa Annalena Venneri. Per il momento si inizierà a somministrare ai malati dei farmaci "agonisti-dopaminergici", al fine di stimolare la plasticità cerebrale e conservare le facoltà cognitive.