Un dato è certo. I neonati hanno un numero di cellule nervose estremamente superiore a qualunque altro essere umano: dai 10 ai 12 mesi di vita le sinapsi che connettono i neuroni tra loro si sviluppano al ritmo di un milione al secondo. Questa crescita esplosiva serve a mettere a disposizione del bambino un numero altissimo di connessioni da riempire: più l’ambiente è ricco e pieno di stimoli, più il cervello del bambino si svilupperà, rendendolo dunque creativo e intelligente nella vita adulta; infatti, se l’ambiente è anonimo e monotono le connessioni non utilizzate vengono eliminate nel giro di pochi mesi.

Anche nelle migliori condizioni, comunque, tutte quelle sinapsi non servono: dopo il primo anno di vita il processo di potatura sinaptica elimina il 42% delle sinapsi nella corteccia umana. Se questo non avvenisse saremmo più intelligenti? No, al contrario avremmo più difficoltà a pensare, perché il sistema nervoso sarebbe intasato di connessioni“spazzatura” che ostacolano la trasmissione dei segnali. Un dato non è invece affatto certo: la neuro-genesi negli adulti. Per molto tempo si è assunto che, nei mammiferi, il processo di formazione dei neuroni fosse già completo al momento della nascita e che da quel momento in poi ci fosse un lungo e inevitabile declino. Dagli ultimi anni Novanta invece ricercatori di tutto il mondo hanno iniziato a scoprire che in molte specie le cellule continuano a formarsi anche dopo l’adolescenza.

Qualche giorno fa però Alvarez-Buylla, neuroscienziato della #Università della #California, ha pubblicato su Nature un articolo in cui si dimostra molto scettico verso le ricerche dei colleghi: anche se il fenomeno fosse reale, la nascita di nuove cellule non è minimamente paragonabile a quella degli infanti e dunque insignificante.

Analizzando il cervello di molti pazienti donatori, il ricercatore non ha trovato risultati apprezzabili di nuove cellule nate in pazienti oltre i tredici anni.

La ricerca e possibili cure per malattie neurologiche

Questi risultati ci mettono di fronte a un problema, perché molti di queste rilevazioni studiano l’ippocampo, che è la struttura deputata alla memoria, all’apprendimento e all’umore: riuscire a trovare dei meccanismi per far nascere nuovi neuroni potrebbe aiutare il trattamento di malattie quali #Alzheimer e #Parkinson.

Non dobbiamo spaventarci. È possibile arrivare fino alla vecchiaia con le funzioni cognitive perfettamente funzionanti: anche se le cellule nervose non si rigenerano, esse hanno la possibilità di riorganizzare le loro connessioni infinite volte, e solo così possiamo imparare nuove lingue, nuove strade, nuove canzoni. Ogni esperienza che facciamo del mondo modifica i circuiti neuronali che si rafforzano se vengono usati: il segreto per tenere sveglio il cervello è usarlo il più possibile, nutrendolo di stimoli intellettivi, creativi e positivi.