All’evento organizzato nell’Aula Magna di Palazzo Bo, erano presenti 400 partecipanti tra ricercatori, medici, farmacisti e studenti, proveniente da tutte le parti, per sentire dai massimi esperti internazionali le ultime novità sulla longevità. I temi trattati spaziavano tra le varie branche di questa moderna Scienza, la “geroscienza”: alimentazione, nutraceutici, fattori genetici, fattori ambientali, molecole della longevità e il ruolo dei telomeri.

La solitudine può uccidere quanto la malattia

La piramide della vita”, sul sito Data Lamp Post, riporta un profilo della distribuzione della popolazione per fascia di età, dall’unità di Italia (1861) al 2011 (dopo 150 anni).

Il dato più significativo è che la popolazione invecchia in misura crescente e questo richiede interventi anche dal punto di vista sanitario. L’obiettivo è arrivare in tarda età nella migliore delle condizioni possibili.

Il 21 febbraio l’Università di Padova, in collaborazione con lo Harvard T.H. Chan School of Public Health di Boston, ha organizzato un convegno dal titolo: "Longevity: the way of being. Genetic involvement, lifestyle, nutritional and nutraceutical strategies to live long". I 400 partecipanti hanno potuto seguire le problematiche associate all’invecchiamento analizzate con differenti sensibilità, nutrizionali, genetiche, biochimiche, biologiche e psicologiche. Vediamo di riassumere per punti alcuni temi trattati:

Solitudine: Vittorino Andreoli (New York Academy of Sciences) si è soffermato sul problema solitudine, non come una malattia ma come una condizione esistenziale da non sottovalutare, soprattutto negli anziani che vivono da soli.

Nutrizione: Meir J. Stampfer (Brigham and Women's Hospital, Boston) riportando i risultati di uno studio prospettico, su 24 anni, sul rapporto tra acido alfa-linolenico (omega-6) e sviluppo del cancro alla prostata. Questa sostanza in natura è presente nei semi di lino, di canapa e nelle noci: una volta ingerita, si trasforma in EPA e DHA (entrambi omega-3).

Altri interventi hanno trattato di alimentazione: verdura verde (foglie, non tuberi), frutta, legumi, cereali, olio di oliva e un consumo moderato di latte e di pesce, poca carne, riducono significativamente la mortalità, in generale. Sono gli ingredienti base della dieta mediterranea ma anche della “dieta giapponese”. Due Paesi che vantano una popolazione tra le più longeve del mondo contemporaneo.

Nutraceutici: Giovanni Scapagnini (Università del Molise) ha parlato di “alimentazione funzionale” e “nutraceutici” – una crasi tra i termini “nutrizione” e “farmaceutico” ovvero nutrienti di origine naturale, selezionati per rispondere ad un preciso biochimismo cellulare e preparati secondo le modalità usate per la preparazione dei farmaci. Esistono sostanze naturali che, per la loro naturale composizione (fitocomplessi) portano ad effetti benefici difficilmente ottenibili assumendo i singoli componenti. E, inoltre, molecole di origine naturali come curcumina, resveratrolo, astaxantina (estratto da una microalga) e L-teanina (nelle foglie del tè) possono migliorare la condizione di Salute fisica e mentale degli anziani.

In particolare, la L-teanina ha una struttura simile all’amminoacido L-triptofano, un precursore del neurotrasmettitore serotonina, “l’ormone del Benessere che, tra le altre cose, regola il ciclo sonno-veglia e il rilassamento.

Restrizione calorica: Antonio Paoli (Università di Padova) ha descritto gli effetti benefici del digiuno, un break che l’organismo sfrutta per smaltire le tossine e riequilibrare varie funzioni biologiche. A volte usato nella preparazione degli atleti, spesso previsto e seguito dai fedeli di varie religioni, un periodo di digiuno sembra farci bene.

Attività fisica: Marco Narici (Università di Padova) ha rimarcato i benefici dell’esercizio fisico anche in tarda età. Serve a tonificare la muscolatura e mantenere in equilibrio una serie di attività biochimico-funzionali che, se non regolarmente attivate, sono tra le cause più frequenti di morte degli anziani.

I telomeri, timer della nostra vita: Immaculata De Vivo (Università di Harvard) ha parlato di telomeri, sequenze terminali del nostro DNA, la cui funzione è quella di preservarne l’integrità. Ogni volta che una cellula si replica, i telomeri si accorciano. Un enzima, la telomerasi, ne ricostituisce l’integrità. Ma, con il passare degli anni, i telomeri si accorciano e quando hanno raggiunto una lunghezza minima, mandano un messaggio alla cellula per la sua autodistruzione (apoptosi). Questo meccanismo avviene in tutte le cellule per questo i telomeri sono l'orologio biologico del nostro organismo. A qualsiasi età.